I ragazzi con gli educatori sul campo da calcio.

La formazione scende in campo

Sei centri professionali d'Italia si trovano per il torneo Formescion Cup. Al di là di vinti e sconfitti, la bellezza di due giorni insieme. Dove il vero premio sono «tutti questi nuovi amici»
Davide Bartesaghi

Un’ottantina di ragazzi di sei centri di formazione professionale provenienti da tutta Italia. Due giorni di convivenza, buona parte dei quali passati intorno o in mezzo a un campo di calcio a sette in erba sintetica. E il piacere di scoprirsi compagni di cammino.
Sono questi gli ingredienti principali della prima edizione del «Formescion Cup», il torneo per centri di formazione professionale che si è svolto a Bresso (hinterland milanese) nelle giornate di sabato 5 e domenica 6 novembre. La sfida ha visto la partecipazione di In-Presa di Carate Brianza (provincia di Monza e Brianza), Edimar di Padova, Piazza dei mestieri di Torino, Cometa di Como, Ascla di Casarano (provincia di Lecce) e Scuola e lavoro di Termoli (in provincia di Campobasso). L’ordine dell’elenco è lo stesso della classifica finale. Alla fine il campo ha dato la vittoria a In-Presa, che si è imposta con un 4-2 su Edimar nella finale per il primo e secondo posto.
«Siamo contentissimi di aver vinto questo torneo», dice Matteo Calloni, insegnante di educazione fisica a In-Presa e allenatore della formazione caratese, «ma la soddisfazione maggiore è stata nel vedere come tutti i ragazzi hanno vissuto questo torneo, sia dentro sia fuori dal campo: con attenzione, rispetto, desiderio di stare insieme. È stato commovente guardarli in campo e accorgersi che tutti loro sono accomunati da un desiderio di bene per le loro vite. Le nostre opere sono nate proprio per accompagnarli in un cammino alla scoperta di questo bene».
Durante le due giornate ci sono stati momenti importanti anche lontano dal campo di calcio. Sabato pomeriggio il giornalista sportivo Nando Sanvito ha dialogato con i ragazzi raccontando loro alcune cronache sportive significative: dalla maratona di Dorando Pietri nel 1908 ai recenti trionfi di Igor Cassina, tutti fatti accomunati dall’irrompere di un imprevisto capace di trasformare le sconfitte sul campo in vittorie nella vita.
In serata i ragazzi e i loro accompagnatori sono stati ospiti presso In-Presa dove hanno potuto conoscere l’attività della Cooperativa e gustare i piatti cucinati per loro proprio dai ragazzi di In-Presa. Dopo cena, ogni scuola si è presentata salutando le altre. Il presidente di Scuola e Lavoro di Termoli, Rolando d’Antonio, prende il microfono dicendo: «Noi abbiamo perso tutte le partite, abbiamo preso una valanga di gol, e questo rende ancora più forte la domanda: perché siamo venuti qua? Io mi rispondo così: non siamo venuti qui per vincere, ma per vedere dei volti e delle esperienze simili alle nostre. E questo è ciò che è successo oggi per cui vi ringrazio». Aggiungendo: «Sono venuto sin qui anche per vedere In-Presa, per conoscere il cuore di Emilia (la fondatrice; ndr). Questo cuore l’ho visto e ne sono felice».
Intervengono anche i ragazzi. Daniele di Torino, capocannoniere del torneo, un po’ si vergogna, ma quando inizia a parlare è chiaro e deciso: «Vorrei ringraziare chi ha organizzato questo evento perché la cosa più bella è stata conoscere tanti ragazzi della mia età, con alcuni siamo diventati amici» e li indica uno a uno in sala.
Domenica in tarda mattinata, per le premiazioni, arriva una madrina d’eccezione: Monica Poletto, presidente nazionale di Cdo Opere Sociali. Ha una medaglia per ciascuno e poche parole per tutti: «Ho visto tanta gente contenta. Questa iniziativa deve andare avanti». Poi tutti allo stadio a vedere Milan-Catania.
In un momento di difficoltà e crisi per l’economia e per tutta la società civile, questo incontro tra centri di formazione professionali è stato un modo per stabilire legami di condivisione e solidarietà che possono diventare un sostegno reciproco. Anzi, lo sono già. «La bellezza della convivenza di questi giorni ci accompagnerà nel lavoro di tutto l’anno» dice uno dei responsabili delle sei opere. Saluta e salta sul pullman. Arrivederci.