Benedetto XVI per le vie di Palermo.

PALERMO «Dopo il Papa, ora tocca a noi»

La comunità di Cl racconta la visita di Benedetto XVI. Che, davanti a migliaia di persone ha parlato di speranza e di santità. «Adesso a ciascuno la responsabilità di aderire»

L'attesa di un incontro. È il titolo del volantino con cui nelle settimane precedenti alla visita del Papa a Palermo abbiamo incontrato e provocato amici e conoscenti. A partire dal significato che questo fatto poteva avere per ciascuno di noi.
Tutto era nato dal desiderio di vivere in modo significativo un avvenimento importante per la vita di ogni siciliano e dalla provocazione delle polemiche, più o meno pretestuose, che hanno preceduto la visita: «Quale aiuto concreto potrebbe mai venire dalla venuta del Papa a Palermo?».
Nel volantino avevamo scritto che «c’è chi intende ridurre l'evento a una lettura ideologica, mentre altri hanno addirittura formulato proposte e suggerimenti, quasi a dover dire loro al Papa le questioni di cui dovrebbe occuparsi». Insomma, le posizioni in campo passavano da chi sapeva che il Papa non avrebbe detto nulla di nuovo a coloro che avrebbero voluto sentire dal Pontefice solo ciò che credevano già di sapere.
Il volantino ha sfidato innanzitutto noi stessi nel rapporto con la realtà, e ci ha fatto guardare la gente incontrata proprio a partire dal significato di quell'incontro in cui ciascuno ha trovato, magari in via embrionale, la risposta al suo desiderio di felicità.
Il volantino si concludeva affermando che vale la pena attendere «la venuta del successore di Pietro come l’occasione data a tutti i siciliani per il rinnovarsi di un tale incontro. Attraverso la testimonianza che Benedetto XVI offre al mondo intero è Gesù stesso, vivo e presente nell'umanità ferita e redenta della Chiesa, a farsi compagno di ciascuno di noi».
Domenica 3 ottobre, questa attesa è stata esaudita per decine di migliaia persone. Che si sono sentite abbracciate e comprese dal successore di Pietro venuto non per indicare nuovi percorsi morali, ma per offrire la Sua persona come testimonianza vivente del cambiamento che Cristo opera nella storia del mondo.
Si è trattato di una grande avvenimento di popolo. Un popolo che attendeva una parola di speranza e che ha trovato un uomo in grado di testimoniare che la novità è possibile perché è già presente fra noi.
Le cronache giornalistiche, sempre pronte a trovare inefficienze e falle, si sono affrettate a dichiarare che tutto è andato per il meglio. Quasi che il miracolo sia dipeso dall’organizzazione.
Il vero miracolo, invece, sono state le tantissime persone che in silenzio hanno partecipato alla messa, magari dopo essersi sobbarcate parecchie ore di viaggio. Venute, non per ammirare un leader dal grande spessore morale, ma per incontrare un Padre, un uomo in grado di dare speranza anche a questa terra così martoriata dal peccato e dall'odio degli uomini.
Un abbraccio che è continuato nel pomeriggio nell'incontro con i giovani e le famiglie. Proprio della famiglia il Papa aveva detto che «è fondamentale perché lì germoglia, nell'animo umano, la prima percezione del senso della vita. Germoglia nella relazione con la madre e con il padre, i quali non sono padroni della vita dei figli, ma sono i primi collaboratori di Dio per la trasmissione della vita e della fede».
Poi l'invito a confrontarsi con alcuni precisi esempi di santità come Chiara Badano, Maria Carmelina Leoni, Pina Suriano, Rosario Livatino, Mario Giuseppe Restivo, don Pino Puglisi.
Con questi esempi ha invitato tutti a riconoscere sia il desiderio di bene che il tradimento del peccato che si trovano nell’animo umano, richiamandoci ad un cammino verso la santità che passa attraverso la conversione.
E rivolgendosi a ciascuno dei presenti ha aggiunto: «Voi siete segno di speranza non solo per la Sicilia, ma per tutta l'Italia. Io vi ho portato una testimonianza di santità, e voi mi offrite la vostra: i volti dei tanti giovani di questa terra che hanno amato Cristo con radicalità evangelica; i vostri stessi volti, come un mosaico!»
L’attesa dell'incontro, dunque, ha trovato ampiamente risposta e ciascuno si è sentito compreso e interpellato, fin nel profondo del cuore.
L'ultimo richiamo è stato all’importanza della Chiesa: «Ecco il dono più grande che abbiamo ricevuto: essere Chiesa, essere in Cristo segno e strumento di unità, di pace, di vera libertà. Nessuno può toglierci questa gioia! Nessuno può toglierci questa forza! Coraggio, cari giovani e famiglie di Sicilia! Siate santi! Alla scuola di Maria, nostra Madre, mettetevi a piena disposizione di Dio, lasciatevi plasmare dalla sua Parola e dal suo Spirito, e sarete ancora, e sempre più, sale e luce di questa vostra amata terra. Grazie!».
Ma il grazie del Papa è innanzitutto quello che ciascuno di noi conserva nel cuore da quell’indimenticabile giorno. Grazie per le parole e per la testimonianza del successore di Pietro, venuto a Palermo per confermarci che la Risurrezione di Cristo è un avvenimento che opera e genera novità e salvezza ancora oggi.
A noi, ancora una volta, la libertà e la responsabilità di aderire.

La comunità di Cl di Palermo