La vacanza della comunità di Bottini a Cervinia.

Sette giorni "a mollo", seguendo e imitando

La mostra su don Giussani, l'esperienza dei cristiani perseguitati, la testimonianza da Kampala. Seicento persone riunite in Val d'Aosta, alla vacanza della comunità. Per raccontarsi (e portare) una Presenza che ha preso la vita

«Guardate: Gesù si prende tutto!». Così don Luigi Maquignaz, rettore del priorato di Saint-Pierre e iniziatore del movimento in Valle d’Aosta, classe 1929, ha concluso l’incontro pubblico al Centro Congressi di Valtournenche, durante il quale è intervenuto insieme ad Alessandra, appena ventenne, per raccontare in che modo la vita di don Giussani è giunta fino alla loro, invadendola della presenza di Cristo. Lo svolgimento del gesto era iniziato molto prima dell’incontro: quella stessa mattina i partecipanti alla vacanza della comunità di Bottini, circa 650 persone, erano stati impegnati in un volantinaggio che coinvolgeva i paesi di Cervinia e Valtournenche, fino a Chatillon, per invitare alla mostra “Dalla mia vita alla vostra”, esposta quel pomeriggio.

La mostra pubblica di martedì 11 è stata il cuore più esplicito di quella «Presenza nello sguardo» che per una settimana ha accompagnato tutti e ciascuno. Una Presenza fatta carne, attraverso testimoni, amici. Come don Luigi e Farad Bithani, musulmano, invitato da Giovanni. Ha raccontato di come abbia lasciato tutto, dalla famiglia alla fidanzata, in nome di qualcosa di più grande, e del suo incontro con don Giussani, attraverso Paola. Da quel momento, ci diceva, ha capito tante cose della sua religione, e soprattutto che essere musulmano vuol dire lottare per la verità.

Amici e testimoni come Seve, che ci ha raccontato la sua esperienza. Oggi è a Kampala e dirige la scuola costruita per i figli delle donne del Meeting Point International. Inizialmente credeva di essere lì per "risolvere" i problemi, ma l’inevitabile fallimento della propria impresa lo aveva in poco tempo scoraggiato e reso cinico. Condividendo la sua difficoltà con Rose, si è sentito dire che l’unica cosa di cui c’è bisogno è un uomo che dica il suo Sì a Cristo. Ha concluso così: «Se stai in silenzio ti accorgi che la realtà parla molto, e che nel porti la problematica, se ascolti, ti offre anche la soluzione. È in questo modo che si diventa adulti, cioè curiosi: la curiosità è frutto della speranza, perché nella realtà c’è una positività, una promessa». E allora ti accorgi che l’altro non solo ti è dato, ma scelto appositamente per te, perché tu possa conoscere Chi ti manda.

Siamo partiti dall’esigenza di alcuni amici di comprendere la situazione dei fratelli cristiani perseguitati e capire quale potesse essere il nostro contributo. Per questo abbiamo chiamato con noi anche padre Peter Kamai, rettore del Seminario di Jos in Nigeria, e frate Francesco Ielpo, commissario per la custodia di Terra Santa in Lombardia. Dopo aver visto insieme il video di Miryam, hanno testimoniato tutta la loro certezza nella vittoria di Cristo sul male e sulla morte. E ci hanno detto che il contributo più vero ed efficace che possiamo dare è verificare se quello che vediamo vivere dai nostri fratelli perseguitati è vero anche per noi: Cristo ci basta?

Non sono stati solo ospiti “esterni” a portare quello sguardo a Cervinia. Il desiderio di vivere la scommessa sull’"ora" ha mosso alcuni amici a proporre un momento di dialogo sul libro La conversione al cristianesimo nei primi secoli, di Bardy, proposto per l’estate. Altri, desiderosi di scoprire come sia possibile vivere pienamente il lavoro come responsabilità e vocazione, hanno chiesto di incontrarsi con chi avesse questa stessa urgenza e, partendo dalla vacanza, condividere un cammino durante l’anno.

Claudio Bottini, concludendo la vacanza, ci diceva: «Nell'impatto con la realtà ci si accorge di un Tu che accade non teorico. È accorgendosi di questo che ciascuno può iniziare a vivere senza essere schiacciato dalle circostanze, dovunque il Mistero ci pone». È solo questo io ridestato che può incontrare realmente qualcuno, come è stato evidente dalle tante testimonianze di questi giorni: «L'uomo contemporaneo ha un'attesa inconsapevole di incontrare persone per le quali il fatto di Cristo morto e risorto è una realtà tanto concreta e operante da cambiare la vita. E l’educazione a questa presenza viva e operante nel quotidiano può avvenire solo seguendo e imitando, stando "a mollo". È stato così per gli apostoli che hanno imparato seguendo, ed è in questo modo che la fede si è trasmessa fino a noi».

La verifica comincia da subito: Cristo basta? È la gioia più grande della mia vita? È la verifica di ciò che scrive Giovanni nel suo Vangelo: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

Alessandra e Luciana, Milano