I ragazzi a Mirandola, paese colpito dal sisma

Una Promessa che dice: «Io sono di Gesù»

Si sono radunati nei pressi di Modena, nelle terre del terremoto. Sono arrivati da Milano e dall'alta Brianza. Tra gite, testimonianze e giochi, erano 240 i ragazzi delle medie che sono diventati Cavalieri. Ecco il racconto del weekend trascorso insieme
Daniela Gritti

Appartenere a Gesù conviene? «Io ho sempre sentito dire che un oggetto appartiene a qualcuno, ma cosa vuol dire che una persona appartiene ad un Altro?» scrive Michele. La sfida è aperta e la posta in gioco all’altezza del desiderio del cuore di ognuno di quei 240 ragazzi che da Milano, Novara, Corbetta, Rho, Buccinasco e alta Brianza, si sono incontrati a Modena il 23 e 24 febbraio. Quella domanda, che ha aperto il cammino verso il gesto della Promessa dove ogni ragazzo ridice il suo sì a Gesù, urge una risposta che va cercata nella propria esperienza ed in chi la risposta l’ha già data con la propria vita. Per questo abbiamo incontrato, attraverso la testimonianza dello scrittore Emilio Bonicelli, Rolando Rivi, un ragazzino di 14 anni vissuto durante la Seconda Guerra Mondiale. Un ragazzino come tanti, ma più appassionato alla vita, pieno di curiosa vivacità sulle cose e di un amore che diventa carità verso tutti coloro che incontra. Uno che ha come motto: «Io sono di Gesù» e la tonaca da seminarista sempre addosso, anche quando gioca a pallone od organizza gare di discesa sulla neve usando come sci le doghe di una vecchia botte. Quella veste per lui è segno della sua appartenenza, del suo amore a Gesù. Per questo Rolando decide di non toglierla mai, anche quando diventa pericoloso, perché sul finire della guerra, nelle formazioni partigiane, si erano introdotti sentimenti di ostilità verso i sacerdoti. Rolando è consapevole del rischio che corre, ma non ha paura, il suo è un gesto di libertà che nasce dall’amore: libertà di poter essere se stesso, di aderire visibilmente a Colui che riempie di significato la sua vita. Viene ucciso il 13 aprile del 1945: per l’odio di chi voleva cancellare il cristianesimo dalla sua terra. L’incontro con questo ragazzino che ha provocato tutti, ci accompagna fino alla Promessa.

Ventitre febbraio partenza. Prima tappa Mirandola, uno dei posti più colpiti da terremoto del maggio 2012. Ad aspettarci all’arrivo Gerry, Dante, Giusi ed altri amici, che hanno vissuto l’esperienza drammatica di quella terribile notte. Ci accompagnano per il paese ancora fatiscente, ingabbiato dalle impalcature. Vediamo il Duomo distrutto, la bellissima chiesa di San Francesco ridotta ad un cumulo di macerie. I nostri amici ci raccontano e ci aiutano a renderci conto di cosa significhi essere toccati da un evento così devastante.

Ma cosa c’entra con la Promessa? Cosa vuol dire appartenere a Gesù quando tutto crolla? Con questa domanda, ascoltiamo le testimonianze di persone che hanno perso tutto. Il racconto di notti passate in piazza ancora in pigiama, con negli occhi la paura e lo smarrimento, di amicizie vere nate in quei giorni terribili, della solidarietà inaspettata, di come il terremoto li ha aiutati a riconoscere l’essenziale.
Al ritorno Luca dice: «Mi ha colpito come Giusi era commossa. Quando parlava si vedeva il suo dolore, ma nello stesso tempo era felice, contenta. Allora è possibile essere contenti anche quando accade qualcosa che ti fa soffrire?».

Lasciamo Mirandola con nel cuore le parole ascoltate e raggiungiamo Modena. Ci aspetta una grandiosa caccia al tesoro per la città e la visita del Duomo, segno della bellezza generata dalla fede. La neve intanto inizia ad imbiancare le strade, è commovente vedere con quanto entusiasmo, incuranti del tempo, più di 200 ragazzi con adulti al seguito corrono per i vicoli, entrano nei negozi, fermano la gente alla ricerca di un indizio per la caccia al tesoro.
Stremati, ma con la gioia negli occhi raggiungiamo l’albergo, serata di canti e… a letto. Domenica ci aspetta una giornata altrettanto impegnativa. Al mattino ci viene a trovare Cristina, una insegnante di Modena. Racconta quello che ha scoperto grazie al terremoto. Perché le cose che accadono, soprattutto quelle che fanno più male, o sono una sfortuna, qualcosa da evitare o sono una occasione, una risorsa per capire di più se stessi e dove sta la convenienza della vita.

E si capisce, quando parla, che lei questa convenienza l’ha incontrata. Ha gli occhi che brillano di una gioia profonda quando ci dice che dentro l’inferno ha visto il paradiso. Cristina ha trascorso l’estate tra quella gente, e, ci dice: «È stata l’estate più bella della mia vita!». Lì, tra la gente che col terremoto ha perso tutto, ha visto accadere quello che tutti desideriamo: l’impossibile. Perché, in alcune circostanze, sembra impossibile trovare qualcosa capace di farti vincere la paura e lo scoraggiamento, qualcosa che ti può rendere veramente felice. E invece è accaduto. La vita vera è accaduta in una tendopoli in mezzo alle macerie. Ma chi può far succedere cose impossibili? Chi, quando tutto è crollato, può riempire il cuore di una gioia che non finisce? Gesù non è più una parola astratta, ma il nome di Colui che rende possibile il realizzarsi del nostro desiderio più grande. Davvero appartenere a Lui conviene.

Sempre. Anche quando le cose non vanno secondo le previsioni. La neve ha bloccato la strada per San Valentino dove avremmo dovuto celebrare la messa con il gesto della Promessa e dove è sepolto il servo di Dio Rolando Rivi. Quando ti sembra di perdere una cosa se ti fidi di Dio, la ritrovi ancora più grande, ci ha testimoniato Cristina. Ed è vero perché l'imprevisto è la creatività di Gesù, che arriva e scompiglia le nostre misure per ridirci: «Quello di cui hai bisogno c'è. Quello di cui hai bisogno sono Io». E arriva il centuplo.

Chissà cosa di più grande vuole darci Gesù? Andiamo nell’attuale Duomo di Mirandola: una tensostruttura sportiva ora usata per le funzioni religiose. «Perché la Chiesa», dice don Marcello, che guida questi giorni, «è fatta di pietre vive e quelle pietre siamo noi. Il vero Duomo è fatto dal nostro Si!». È il giorno della Trasfigurazione e noi lo possiamo proprio dire: le cose di sempre, anche un po’ squallide come quel tendone, diventano, perché abitate dalla Sua Presenza, magnifiche cattedrali.

Gesù ci ha aperto una porta sul cielo e continua a farlo perché ci ha presi e non ci molla più. Lui ci promette la pienezza della vita e il “Sì” di oggi è la nostra personale risposta al Suo amore. Dopo la Promessa, sotto gli occhi stupiti della gente, sfiliamo in processione per le vie della città, fino alle rovine del Duomo. Nella piazza la gioia scoppia in canti e balli: si fa festa!
A Milano mi arriva questo sms di Dante: «In piazza del Duomo un ragazzino delle medie di Mirandola mi ha chiesto, con occhi sbalorditi se fosse possibile anche per lui che è musulmano, far parte di questa amicizia. Poi mi ha lasciato i recapiti».