Lorenzo Milani Comparetti, <br>Autoritratto, 1942, olio su tela.

«Volevo dipingere il mondo»

Non era solo sacerdote ed educatore, don Lorenzo Milani. Pittore e studente di Brera, abbandonò i pennelli entrando in seminario, e non ne volle più parlare. Una mostra al Diocesano racconta, attraverso alcune tele, un pezzo della sua conversione
Margherita del Castillo

Una conversione che è passata anche attraverso la tela e i colori, quella di don Lorenzo Milani. Sempre alla «ricerca dell’essenziale». E non bastava cercarlo «tra i colori, su un pezzo di carta».
«Tutto è cominciato per colpa di un arcobaleno». Per don Lorenzo Milani ogni scusa era buona per improvvisare lezioni di pittura en plein air con i suoi ragazzi di Barbiana, piccolo borgo arrampicato sui monti del Mugello dove, sacerdote di soli trentun anni, era stato mandato in seguito a dissapori col suo Vescovo. Gli piacevano moltissimo i colori, ricordano gli alunni cui insegnava a distinguere, con precisione scientifica, quali fossero le sette tonalità dell’iride e come, mescolandosi tra loro, quasi magicamente potessero dar vita a tutte quelle presenti in natura. Fu un’esperienza educativa indimenticabile per coloro cui fu dato di farla, ma mai più Lorenzo prese in mano un pennello. Gli attrezzi del mestiere li aveva definitivamente abbandonati una volta presa la decisione di entrare in seminario, improvvisamente, sorprendendo tutti, compresi i familiari più intimi che certo non lo avevano educato nella sequela del cristianesimo. Eppure gli anni della sua formazione da aspirante pittore segnarono la sua esistenza e la sua sensibilità artistica riaffiorò negli stessi metodi pedagogici messi in atto nell’arco di tutta la sua pur breve vita.

Chi desideri saperne di più è invitato a visitare la mostra che ha aperto i battenti il 13 maggio al Museo Diocesano di Milano, ultima tappa di un progetto iniziato a Firenze. Le opere esposte, nate tra il 1941 e il 1943, sono una scoperta per noi che abbiamo imparato a conoscere don Milani da tutt’altro punto di vista, ma lo sono state prima di tutto per le sue nipoti che, quasi casualmente, le ritrovarono in una soffitta di famiglia, ammucchiate, trascurate, degradate dal tempo e dall’umidità, eppure ancora vive! Del resto lo stesso Lorenzo aveva pregato la madre, con cui aveva sempre intrattenuto una fitta corrispondenza, di distruggerle, rinnegando, col rigore che lo contraddistingueva, ciò che era stato prima della sua conversione.

Spetta alla Fondazione Don Lorenzo Milani, dunque, il merito di averle recuperate, in parte restaurate, col preciso scopo di fare ancora più luce su questo straordinario personaggio e raccontarci ciò che di don Lorenzo mancava.

Figlio di una famiglia molto ricca e molto colta, determinato a non intraprendere gli studi universitari, fu posto sotto le ali protettive del pittore figurativo tedesco Hans Joachim Staude, a sua volta formatosi a contatto con l’espressionismo tedesco e il tardo impressionismo francese, sensibilità che, volendo per forza dare delle definizioni, si ritrovano anche nella pittura del suo allievo.

La sua biografia prosegue con un periodo accademico trascorso presso l’Accademia per antonomasia, quella di Brera, dove eseguì un numero significativo di disegni, una selezione dei quali è esposta in mostra. Chi ne ha studiato il percorso ipotizza che gli studi di anatomia, in quegli anni condotti sui cadaveri degli obitori, determinarono, in qualche modo, l’inizio della conversione, ponendo questo giovane borghese, per la prima volta, davanti al mistero della morte. In ogni caso, la perfezione della macchina umana, di un singolo tendine come di ogni singolo muscolo, lo spinse senz’altro a chiedersi chi ne fosse l’Artefice.

E poi arrivò la liturgia, un messale per l’esattezza, che lo affascinò e ne destò l’interesse per il contenuto e i risvolti estetici. Le vetrate del Duomo di Milano, per esempio, o i paramenti sacri… Da lì ad abbracciare definitivamente la fede, il passo fu breve. Pare che la colpa sia stata, comunque, del suo maestro Staude che, interrogandolo circa la decisione di divenire sacerdote, così si sentì rispondere: «È tutta colpa tua. Perché tu mi hai parlato della necessità di cercare sempre l’essenziale, di eliminare i dettagli e di semplificare, di vedere le cose come un’unità dove ogni parte dipende dall’altra. A me non bastava fare tutto questo su un pezzo di carta. Non mi bastava cercare questi rapporti tra i colori. Ho voluto cercarli tra la mia vita e le persone del mondo. E ho preso un’altra strada».


DON LORENZO MILANI e LA PITTURA
Dalle opere giovanili al Santo Scolaro

Milano, Museo Diocesano
13 maggio - 8 giugno 2014
Orario: mar-dom 10 - 18
Ingresso: intero € 8; ridotto € 6
Per informazioni: 02/789420019