La locandina del film.

Speranza di periferia

In una Taranto «ultimo confine di mondo», quando il dodicenne Tonio viene investito da Cinzia vede una grande luce. Da qui dei fatti straordinari. E soprattutto l'influenza buona del ragazzo su chi gli sta accanto. Fino a quel miracolo inaspettato...
Luca Marcora

I personaggi del film Il miracolo, terzo lungometraggio di Edoardo Winspeare, sembrano tutti avere ormai già irrimediabilmente perso ogni speranza. In una Taranto inquadrata come ultimo confine di mondo da un lato proteso verso il mare, dall’altro oppresso dalle incombenti ciminiere dell’Ilva - tanto temibile per le malattie che provoca, quanto necessaria per il lavoro che offre alla città -, uomini e donne tirano avanti sopravvivendo. C’è Cinzia, in costante ribellione contro tutto e tutti, che da bambina è stata abbandonata dalla madre (Cacciaro) la quale, quando ricompare armata di tante belle promesse, si dimostra incapace di un rapporto. C’è poi il piccolo Sarino (Sambito) che accudisce il nonno (Gamarro) rassegnato a morire di cancro; e ci sono Annalisa e Pietro (Bruni), i genitori di Tonio, pieni di debiti e sull’orlo della separazione. E c’è il dodicenne Tonio, che un giorno viene investito da Cinzia e in quel momento vede una grande luce. Quando all’ospedale tocca un altro paziente in arresto cardiaco lo risveglia: si tratta di un miracolo o è solo una coincidenza?

Certo è che da quel momento il bambino comincia ad influire sulla vita di chi gli sta intorno. Innanzitutto su quella di Cinzia, che il piccolo non denuncia alla polizia: preferisce seguirla per entrarci in rapporto, per capire perché non l’ha soccorso dopo l’incidente. Da questo seme inatteso nasce l’iniziale cambiamento della ragazza, che per un attimo riesce anche a guardare la madre con occhi diversi. Sarino invece lo porta dal nonno malato per farlo toccare da quella mano miracolosa: il nonno sembra migliorare, tanto che un giorno esce di casa e passeggia per la sua Taranto, sorprendendosi a guardarla quasi fosse per la prima volta. Infine i genitori di Tonio, in conflitto su questo loro particolare figlio, per un attimo riescono a ritrovarsi e guadarsi in faccia.

Ma tutto all’improvviso crolla: il nonno di Sarino peggiora, la madre di Cinzia si dimostra solo capace di accrescere la solitudine della giovane; e i genitori di Tonio finiscono per usare il loro figlio come un’attrazione da esibire in televisione in cambio di denaro. Se non c’è stato nessun miracolo allora non c’è alcuna via d’uscita dalla solitudine di ciascuno. E non c’è alcuna speranza.

Eppure Tonio, che nonostante tutto non resta indifferente di fronte al dolore delle altre persone, un miracolo riesce a farlo. È quello che il regista mostra nell’ultima scena del film: il miracolo, così atteso da tutti, di sentirsi oggetto di uno sguardo caritatevole in grado di farci sentire voluti, di ridarci quella speranza che ci è stata rubata. Il film di Winspeare descrive la “periferia”, dove la più terribile povertà che affligge l’uomo di oggi è proprio questa solitudine e questa assenza di speranza. Ed è da qui che dobbiamo ricominciare, da chi ci è accanto, per portare a tutti, attraverso il nostro sguardo, il vero miracolo della «speranza che non delude».

Il miracolo (IT 2003) di Edoardo Winspeare
con Claudio D’Agostino, Carlo Bruni, Anna Ferruzzo, Stefania Casciaro, Angelo Gamarro, Rosario Sambito, Frank Crudele, Luca Cirasola, Cosimo Cinieri, Celeste Cacciaro, Valentina De Palma
DVD 01 Home Entertainment