Andrea Aziani con Giovanni Paolo II.

ANDREA AZIANI Un uomo consumato dal desiderio di Cristo

"Febbre di vita" è il titolo della mostra che ad Abbiategrasso ha ricordato il "Memor Domini" che dal '76 ha vissuto in missione: a spingerlo, tra Siena e Lima, una passione ardente per l'uomo, «perché Dio lo raggiunga»
Dado Peluso

Nel quinto anniversario della morte di don Luigi Giussani la comunità di Cl di Abbiategrasso ha presentato una mostra dedicata ad Andrea Aziani, dal titolo: "Febbre di vita - L’avventura di uomo libero. Abbiategrasso, Siena, Lima".
Andrea, studente della Statale di Milano negli anni più violenti della presenza cristiana in università, fu mandato da don Giussani nel 1976 ad iniziare l’esperienza del Clu a Siena, con altri tre universitari. Dal 1989 viveva a Lima, inviato da don Giussani per accompagnare la presenza del movimento in quel Paese, dove fu tra i fondatori di una importante Università cattolica.
Andrea è stato sepolto in terra di missione, dove aveva letteralmente speso la sua vita per Cristo e dove continua la sua opera. La mostra, infatti, prosegue idealmente e graficamente quella allestita in Lima nel 2009, primo anniversario della morte, ed è stata preparata da tanti amici «lieti, orgogliosi di poterlo ricordare come un vero padre», totalmente immerso nell’esperienza di molti e così presente che nei giorni successivi sono riemersi particolari e ricordi mai evidenziati, o scoperte piene di sorprese. Come ha raccontato Giovanna Albetti, interrotta, durante una visita guidata alla mostra, da Felice, un ragazzo incontrato da Andrea in caritativa. «Quando Andrea veniva all’Annunciata a farmi giocare o ad aiutarmi a fare i compiti, mi diceva: “Guarda che c’è Uno che ti ama più di tutti e vale la pena vivere per Lui”. Dopo quarant’anni ho ancora nel cuore quel che ho vissuto con lui». Dopo queste parole se ne è andato piangendo. Altri incontri altri ricordi, che hanno lasciato un segno tangibile. Mimma va con la figlia e ricorda Andrea che andava a prenderla la domenica per la Messa, ma lei scappava. Un giorno la andò a prendere su un albero e tirandole i piedi diceva: «Vieni con me, non lasciarmi solo».
Michele Faldi, visitor della comunità del Perù fin dal 1996, alla chiusura della Mostra ha sottolineato la statura culturale, gli articoli e pubblicazioni di Andrea, mossi da una "travolgente" passione educativa (non a caso la frase della Mostra, di Giussani, era continuamente ripetuta da Andrea in università e ricordata dai suoi alunni).
Uno dei curatori, l’architetto Sandro Rondena, durante l’inaugurazione ha detto: «Siamo profondamente commossi e grati al "Mistero fatto carne" che si è presentato nella nostra vita attraverso il volto lieto di Andrea; questa gigantesca figura di Memor Domini, figlio di don Giussani. Abbiamo avuto la grazia di fare un pezzo di strada con un santo».
Una personalità piena, compiuta, quella di Andrea, maturata (quasi "macerata" se si considera la struttura nervosa e secca del fisico e delle vita quotidiana) in questo continuo desiderare Cristo.
Ha sorpreso, tanto da aggiungere alcuni pannelli, il suo amore ai santi dei luoghi dove era stato mandato: santa Caterina a Siena, la santissima Annunziata a Firenze, san Martino de Porres e santa Rosa da Lima protettrice di Abiategrasso.
Tutti sono rimasti colpiti dal suo amore per l’uomo, perché innamorato di Cristo. Ricordando una frase di santa Caterina, scriveva ad un caro amico in viaggio “di missione” a Cuzco : «Che qualcuno si innamori di ciò che ha innamorato noi! Ma perché sia così, noi dobbiamo bruciare, letteralmente ardere di passione per l’uomo, perché Cristo lo raggiunga».
Mirna, una studentessa ha ricordato così l’ultima lezione all’Università Cattolica Sedes Sapientiae di Lima: «Sembra ieri l’ultimo giorno di lezione di Metafisica con il mio maestro Andrea Aziani. Molte furono le cose fuori dal comune che disse, ma ciò che richiamò di più la mia attenzione fu la passione con cui spiegò il tema della Bellezza. “In un mondo senza bellezza - scrive Von Balthasar - anche il bene ha perduto la sua forza di attrazione… l’uomo resta perplesso di fronte ad esso e si chiede perché non deve piuttosto preferire il male”. Un mondo senza bellezza è una Waste Land (T.S. Eliot), una “terra desolata” abitata dalla disperazione, è la mezzanotte del Nichilismo. La bellezza risiede in un amore che, come cita il Cantico dei Cantici “è forte come la morte”, un Amore capace di sfidare la morte, il nulla, l’odio e tutto ciò che rende la vita smarrita e miserabile. Non era la bellezza estetica e banale cui si riferiva, era la bellezza della verità, dell’infinito».
Lo studente che ha parlato al funerale ha riferito che Andrea aveva terminato la sua ultima lezione dicendo: «Ricordatevi sempre: l’amore è più forte della morte».
Durante l’inaugurazione, in cui ha preso la parola il Sindaco della città, Roberto Albetti, e il Console generale del Perù a Milano, Ana Maria Alvarez, è stato letto un messaggio di Gianni Mereghetti, professore di liceo e uno dei curatori della mostra e in quei giorni in ospedale: «La bellezza di questa mostra è che l’amicizia con Andrea continua per il Mistero che la fa continuare».