Impariamo tutto da quello che ci capita (compreso l'orario dei prof...)

L’aumento delle ore di impiego dei professori. Le proteste per il mancato aumento di stipendio. E il congelamento delle attività extracurricolari. "Molle" per quattro ragazzi di Firenze, per invitare tutti «a parlare e giudicare insieme...»

In un periodo duro come quello che stiamo attraversando, ogni novità ci costringe a metterci in gioco, a rivedere le nostre priorità e a rispondere alla realtà che ci interpella. Nel nostro liceo, come nella maggioranza degli istituti fiorentini, i professori, in risposta alla prima bozza della Legge di Stabilità, che prevedeva l’aumento delle ore di impiego dei professori da 18 a 24 senza un conseguente aumento di stipendio, hanno deciso di protestare congelando qualsiasi attività extracurricolare: gite, corsi di recupero, ricevimenti e altre attività pomeridiane. Il problema è che gli unici danneggiati dalla protesta siamo proprio noi: gli studenti privati di tutte quelle iniziative che permettono di fare esperienza di quanto imparato in classe.
Eppure «quando la morsa di una società avversa si stringe attorno a noi fino a minacciare la vivacità di una nostra espressione [...] allora è venuto il tempo della persona». Da qui la nostra risposta: ci troviamo con un gruppo di compagni di scuola - collettivo, giornalino scolastico e i candidati al Consiglio d'istituto - per parlarne insieme e capire come poter rispondere a questa situazione complicata per noi studenti.

Il miracolo è avvenuto da subito: basta vedere come tutti hanno accolto la proposta e come ci siamo presi sul serio all'istante! Era proprio vero che tutte le persone presenti a quella piccola assemblea erano interessati a capire quello che stava succedendo e a giudicarlo. Tutti insieme, liberi di essere o non essere lì in quel momento, di mettersi realmente in gioco. Allora abbiamo capito quello che dice Giussani: «Nella vita di chi Egli chiama, Dio non permette che accada qualche cosa, se non per la maturità, se non per una maturazione di coloro che egli ha chiamati». Anche la protesta, che ci aveva fatto immediatamente arrabbiare e discutere con più di un professore, è stata una possibilità per sperimentare un'affezione verso la scuola, e quindi verso di noi.
Nei giorni seguenti, ci ha colpito che diversi nostri compagni di classe, avendo saputo della riunione, sono venuti a cercarci e a chiederci di tenerli aggiornati su quello che era venuto fuori e su eventuali futuri ritrovi: il bisogno di mettersi in gioco era tanto importante in noi quanto in tutti quei ragazzi. Noi, quel giorno, abbiamo vinto sulla realtà, anche solo per la bellezza di quell'incontro! C’era un nuovo clima a scuola, era nata una strana amicizia che andava oltre idee politiche, abitudini e compagnie.

Circostanze che rendono felici. Il problema è sempre il solito: ritrovare nella quotidianità, nella routine scolastica, «quella felicità cui vergognosamente aspiriamo. Poiché in tante occasioni la scuola, i problemi di casa, le circostanze, diventano un ostacolo per raggiungerla. […] Non ci rendiamo conto che non possiamo camminare al destino, alla felicità, se non attraverso le circostanze». Tante volte sappiamo già chi è Cristo. Il problema è l’applicazione. Non sappiamo niente, impariamo tutto da quello che ci capita. E quando capiamo questo, tutto diventa più interessante. Più bello.
Francesco, Lorenzo, Gabriele e Pietro, Liceo Castelnuovo Firenze