Una chiesa di Kaduna dopo un attacco terroristico.

La paura che logora la convivenza

Non si fermano i sanguinosi attacchi ai cristiani. «Ormai nessuno si fida più di nessuno». Ecco come si vive nel Paese africano, nelle parole della missionaria suor Caterina Dolci ai microfoni di Radio Vaticana

Cresce nelle comunità cristiane nigeriane il timore che i ripetuti sanguinosi attacchi subiti dai gruppi islamisti possano innescare un conflitto religioso ed etnico in tutto il Paese. Suor Caterina Dolci, missionaria delle Suore del Bambin Gesù di Nicola Barré, da 27 anni in Nigeria, nello Stato di Taraba (Nord-Est), racconta, al microfono di Fabio Colagrande, la paura dei cristiani locali, da tempo nel mirino della setta integralista Boko Haram e prova a spiegare i motivi di questi attacchi:
«I motivi di questi scontri sono molto complessi. Comunque, in molte degli appartenenti a Boko Haram, c’è certamente la ricerca di un potere. In quest’ultimo periodo la Nigeria è governata da un presidente cristiano, ma alcuni gruppi fondamentalisti islamici non lo vogliono: vogliono avere un presidente musulmano. Negli ultimi anni - praticamente dal 2009 - si è formato questo gruppo Boko Haram, che sta cercando di distruggere la Nigeria per una questione di potere: usano il fattore religioso, che in Nigeria è molto, molto importante, per mettere la gente l’una contro l’altra. Il fattore etnico e il fattore religioso vanno molto insieme: se si attacca una tribù, vuol dire che si vuole attaccare anche la sua religione. Dietro Boko Haram ci sono persone interessate a questa distruzione, anche perché alcune di queste persone sono finanziate da politici, ex dittatori che hanno interesse a riacquistare il potere».

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