Al centro, Meng Weina.

«Io cinese conquistata da Madre Teresa»

Il Partito, la Chiesa, il servizio ai poveri. Parla Meng Weina, che si è battezzata cattolica con il nome di Teresa. Dal 1985 opera nel campo della disabilità: ha fondato Huiling, nel Paese è la prima Ong attiva in quest'ambito
Gerolamo Fazzini

Teresa Wei Na ha fondato Huiling, una realtà a servizio dei disabili che oggi assiste un migliaio di persone, conta su 300 operatori e gestisce 46 case famiglie in 13 città della Cina.
L’appuntamento è per pranzo a casa sua. Poche centinaia di metri vicino alla Chiesa dedicata a san Giuseppe (Dong Tang) e non lontano da Piazza Tian An Men. Al telefono Meng Weina dice che è contenta dell’intervista, ma di andarci piano col paragone con Madre Teresa. È la sua fonte di ispirazione, ma ci tiene a precisare che non ha ancora raggiunto la sua santità e il contesto cinese è diverso.

Ad aprirci la porta uno degli orfani e disabili fisici che ormai da qualche anno ospita nel suo piccolo appartamento in affitto. Due stanzette, una per i quattro orfani e una per lei, e un piccolo soggiorno. Lei è indaffarata a cucinare, come fa tutti i giorni per i suoi ragazzi. Una bella camicia rossa… e un paio di pantaloni marroni. Un abbinamento di colori discutibile, ma una presenza che comunque ti affascina, per la semplicità, per l’integrità, per la determinazione e il coraggio. Si percepisce guardandola negli occhi, mentre spadella in cucina e invita i ragazzi a venire a tavola e finire di apparecchiare. Niente convenevoli. Un’accoglienza concreta, un dialogo schietto, a volte ricco di punzecchiature, di giudizi taglienti su tutti. Ma mai cattiveria gratuita. Una fonte limpida, senza doppiezze.
Ci dice che non possiamo iniziare subito l’intervista. La piccola bambina down, orfana anche lei, al Huiling ormai da molti anni, in questi giorni di festa e’ ospite da lei. E in questo preciso momento è in bagno.... «Scusate, devo aspettare che finisca il “lavoro”, vado a sistemarla, e poi sono da voi». Carità vera, viva e concreta.
Conoscendo i gusti degli italiani, ci prepara un bel caffè. Anche la piccola ha finito. «Eccomi», ora siamo finalmente pronti.

Come si sente alla vigilia di questo viaggio in Italia
È la terza volta che vado in Italia. Vista la distanza, e soprattutto i costi, aspetto sempre una buona occasione per andarci. La prima volta siamo riusciti ad incontrare Giovanni Paolo II, la seconda volta Benedetto XVI e questa volta spero proprio di incontrare Papa Francesco. Quando parlo di questi viaggi e dico di aver incontrato il Papa la gente mi ascolta, e questo mi rende felice. Incontrare il Papa rende più significativi i miei viaggi. Conosco Papa Francesco solo attraverso i media che raccontano la sua storia e internet che riporta anche in cinese i suoi discorsi. So che ha avuto problemi ai polmoni e questo incide sulla sua vita. Possiamo dire che anche lui è disabile e questo fatto, per noi che lavoriamo con i disabili, è estremamente significativo: ci ricorda che ogni persona è preziosa e anche se disabile può raggiungere grandi risultati. Inoltre il Papa cerca sempre i più poveri e i più emarginati e questo è straordinario e mi tocca nel profondo perché, in Cina, il lavoro nel sociale è ancora considerato l’ultimo in ordine di importanza. C’è una gerarchia nel lavoro: al primo posto ci sono il business e la produzione, mentre l’occuparsi di disabili o di poveri, in una società come la nostra, è spesso considerato una perdita di tempo. Il Papa, con la sua vicinanza agli ultimi, è per noi che lavoriamo coi disabili un grande sostegno.
Non siamo santi, siamo uomini e donne comuni: per questo sentiamo forte il bisogno di essere approvati e riconosciuti dalla comunità internazionale e dalla Chiesa universale. Un Papa così lo sentiamo vicino.

Come vede la situazione della Chiesa in Cina?
La Chiesa in Cina ha ormai una lunga storia di divisione. E’ una contraddizione forte! Dov’e’ stata sepolta la forza dello Spirito Santo? Papa Francesco non si e’ ancora pronunciato chiaramente sui problemi della Chiesa in Cina, ma ha pregato e chiesto di pregare molto. Prima anch’io pensavo che al male si può rispondere col male, che contro il diavolo si dovessero usare le sue stesse tecniche diaboliche. Papa Francesco, però, mi ha fatto riscoprire un metodo migliore: per una Chiesa cinese cosi divisa, con tante contraddizioni e lotte interne, il servizio ai più bisognosi e’ l’unica strada per la riconciliazione. Per troppo tempo abbiamo solo buttato sale sulle ferite aperte, accusandoci a vicenda, arroccandoci sulle nostre posizioni. Servendo insieme gli ultimi della società ciò che ci divide non sarà più la questione decisiva. Il servizio ai poveri ci permette di raggiungere una dimensione superiore, più alta, più profonda, più vera, dove lo Spirito Santo ci fa riscoprire la bellezza dell’unità.
Lo so, la strada è ancora lunga. Ho visitato Hong Kong, Taiwan, l’Italia e altri paesi europei. L’influenza della comunità cristiana sulla società con le scuole gli ospedali e le case di riposo è rilevante e visibile a tutti. Il servizio è una prassi assodata che può cambiare la società. In Cina dopo il 1949 tutto questo risulta praticamente impossibile: per esempio non esistono e non possono esistere scuole e ospedali cattolici. Io penso che ci vuole qualcuno che apra la strada per gli altri. E in effetti recentemente sono nate delle piccole cliniche o degli orfanotrofi gestiti da comunità religiose, spesso della Chiesa non ufficiale. È inutile che ci prendiamo in giro, l’uomo per natura è sempre in competizione con gli altri. Però, invece di competere su chi è il più grande, su chi ha ragione, facciamo a gara piuttosto per chi si abbassa di più, per chi si china a servire gli esclusi dalla società!

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