I vagoni dopo l'attentato.

MOSCA Dal dolore al giudizio

Davanti ad un attentato che ha scosso il Paese, un gruppetto di amici sente il bisogno di non fermarsi in superficie. Nasce così il primo volantino di Comunione e Liberazione in Russia, «per ripartire dal punto cui apparteniamo»
Stefano Regondi

Il primo volantino di Comunione e Liberazione Russia, un giudizio sul recente attentato del treno diretto a San Pietroburgo, ha cominciato a girare. Un foglio A4, titolato Libertà di Dio e libertà dell’uomo.
In Russia si riaffaccia lo spettro del terrorismo ceceno, dopo la bomba da sette chili di tritolo che il 28 novembre ha fatto deragliare il treno Nevskij Express Mosca-San Pietroburgo a 300 chilometri dalla capitale, causando 26 morti e 85 feriti. «Alla notizia dell’attentato un sentimento di ingiustizia e impotenza ha colpito l’animo - si legge nel volantino -. Di fronte a tutto questo dolore, oggi ci riconosciamo dipendenti. Non possiamo né ridare la vita ai morti, né cambiare la tragica posizione umana di quelli che hanno provocato tutto ciò».
Come è nato questo volantino? «Quando ho sentito la notizia ero in auto - spiega Jean-François Thiry, direttore della Biblioteca dello Spirito di Mosca -. Ma tutte le radio si fermavano alle cifre: quanti morti, quanti feriti... “Chi sono i colpevoli?”, era la domanda più ricorrente. Sono rientrato a casa con un senso di nausea». Al telefono racconta di come ha desiderato avere una posizione diversa: «Allora ho dato appuntamento a tre amici per parlarne. Per aiutarci a riconoscere il Mistero, nelle vittime così come nei carnefici». Uno di loro, Cristiano, propone di pubblicare un volantino. E così, aiutati anche dai giudizi che Cl in Italia aveva divulgato sul caso Eluana e sulla polemica dei crocifissi, ne scrivono uno. Una novità storica, per la vita della comunità: «Specialmente per la cultura russa, molto intimistica. Ci siamo fatti sorprendere dalla Scuola di comunità sul testo di don Giussani Si può vivere così?: nelle pagine sulla povertà che stiamo leggendo in queste settimane, parla proprio di un’iniziativa da prendere. Così ci siamo arrischiati in un giudizio da condividere con gli altri». Un giudizio che, pochi giorni dopo, viene letto in un’assemblea della comunità di Mosca. Dove si propone di lavorarci personalmente, per poi parlarne anche coi colleghi, paragonandolo «con il giudizio del mondo». Perché «la vita è dialogo e rapporto con questo Mistero - dice il volantino -, che, nascendo, porta nel mondo un’esperienza di certezza di bene che fa sperare anche di fronte alla tragedia più terribile».
E questo dialogo non può essere intimo. Nemmeno formale. Per questo, una sera, Jean-François esce a bere una birra con un amico per discuterne: «Per andare all’origine di quello che è successo. Ripartendo dal punto cui apparteniamo». Dal senso di nausea per le reazioni dei media al desiderio di prendere un’altra posizione. «Solo riconoscendo Dio che si incarna e che permane nella storia attraverso la sua Chiesa, i fratelli uomini si scoprono tali», chiosa il volantino.