La Marmolada

Belluno. Il Vescovo e l'uomo scontroso

Dal Brasile alla sua terra natale, il Veneto. Tre giorni di vacanza con monsignor Zendron, una chiacchierata in rifugio e, a poco a poco, il riaffiorare di una crepa...

«Duemila anni di cristianesimo bruciati in un secondo». Chi ha pronunciato questa frase non lo ha fatto con l’inconfondibile accento del Nord-Est. Intendeva dire questo: quello che era accaduto sotto gli occhi di Gigi, Marco, Alberto e dei loro amici era lo stesso, identico avvenimento che doveva aver colpito chi aveva incontrato sulla sua strada Gesù, in Palestina. Duemila anni prima e a duemilacinquecento chilometri di distanza. Un avvenimento che aveva dentro tutta la bellezza del metodo cristiano. Come testimoniano le facce di chi lo ha vissuto.

Ecco, dunque, i fatti. L’amicizia di un gruppo di Fraternità di Belluno e dintorni con “dom” - con la “m” come si usa in Brasile per i vescovi - Guido Zendron è di vecchia data. Don Guido è di Lisignago, un borgo di cinquecento anime nella Val di Cembra, provincia di Trento. Da ventiquattro anni svolge il suo ministero in Brasile: dopo essere stato per quattordici anni parroco a San Salvador de Bahia, nel 2008 Benedetto XVI lo ha nominato vescovo di Paulo Alfonso, popolosa comunità legata a quella di Feira de Santana, nello Stato di Bahia. Ma il legame con i suoi “amici” in Italia non è mai venuto meno: un rapporto fortissimo, nato quando era parroco a Pergine Valsugana e, poi, a Vigolo Vattaro.

Monsignor Guido Zendron

Quest'estate, in occasione del quarantennale della sua ordinazione, don Guido trascorre in Italia un mese e non perde l’occasione per "pretendere" tre giorni di vacanza con il suo gruppo di Fraternità. Il dialogo fra il Vescovo ed i suoi amici è continuo: la vita, la famiglia, la Chiesa, il Brasile, le difficoltà di ognuno. Dopo una gita e una messa ai piedi della Marmolada, il gruppo entra in un rifugio lì vicino. Il gestore è noto nella zona come un personaggio "scontroso": aveva già avuto una discussione, un paio di anni prima, con Marco, durante una gita, perché il gruppo di cui faceva parte aveva cantato nei pressi della struttura. Ma di fronte ai tentativi di evitarlo dei suoi amici, don Guido è irremovibile: «Voglio andare là».

Dopo aver accolto i suoi “ospiti” con le solite battute sui preti e la Chiesa, il gestore si defila. Ma quando tra i gitanti si inizia parlare di matrimonio e convivenza, lui comincia ad avvicinarsi. «Parla più forte!»: vuole sentire anche lui. Il dialogo, fitto ed intenso, continua per un paio di ore: con il gestore, anche il cuoco e i camerieri si sono uniti. Facce stupite, occhi sgranati e orecchie tese. Il "dom" non si tira indietro e risponde a tutte le domande, anche le più "scabrose", come quelle su pedofilia o castità. Il gestore non si stacca un secondo dal gruppo. È commosso, suo figlio convive e sta per avere un bambino: è la "crepa" attraverso cui passa la luce di un incontro.

Al momento di pagare, il gestore fa meticolosamente i conti di quanto consumato. Marco paga con un biglietto da cinquanta euro e riceve il resto dovuto. Ma prima di uscire viene richiamato dal gestore, che aveva ripreso i cinquanta euro dalla cassa: «Questi dateli al Vescovo per il Brasile. E la prossima volta la messa venite a celebrarla qui dentro…».

Tiziano, Belluno