I canti nella piazza di Folgarida

Vacanze Cavalieri. Il desiderio che rende grandi

Una mamma che quasi non riconosce i figli al ritorno. E il solito panorama dalla finestra che per una ragazza non è più lo stesso. Quello che è successo a Folgarida, a un gruppo di studenti delle medie emiliani, «dobbiamo dirlo a tutti i nostri compagni»

Fine giugno, partenza da Modena, Reggio Emilia, Parma e Fidenza, per la grande avventura delle vacanze dell’"Amistad" e dei Cavalieri di San Giorgio per 120 ragazzi delle medie e 20 adulti dell’Emilia. Ci si vede tutti all’autogrill dove chiediamo di tenere il cuore desto, gli occhi aperti e di provare a scoprire cosa può nascere da un “si” che ognuno può dire di fronte a ciò che viene proposto o che accade.

La destinazione è Folgarida, ma prima facciamo una deviazione a Pejo per salire con la funivia a tremila metri. Di fronte alle cime innevate facciamo un canto e proponiamo un minuto di silenzio per ricordarci che la realtà è dono. C’è molto entusiasmo, si gioca a bandiera e gli adulti, soprattutto, non resistono alla tentazione di fare a pallate di neve. Ma c’è anche chi ha il cuore ferito perché una ragazza, poco prima della partenza, si è dovuta ritirare per un problema famigliare, e perciò vuole vivere più intensamente la vacanza e portare a casa una bella esperienza per lei e per chi non è potuto venire.

Ogni giornata viene introdotta da uno spezzone del cortometraggio Butterfly Circus. Primo giorno: «L’amico vero non si ferma alla superficie, ma prende sul serio il tuo desiderio profondo». Nell’incontro a gruppi, la ragazza più giovane della vacanza racconta dei suoi due fratelli adottivi disabili e di come sia possibile non fermarsi all’apparenza dei loro problemi fisici: basta semplicemente tenere presente che hanno un cuore, sono voluti bene, ridono e piangono come tutti gli altri sette fratelli e tutti i ragazzi della loro età.

Il terzo giorno (all'indomani della prima gita) è particolarmente intenso. «La preferenza di un amico vero brucia ciò che è negativo, e ti apre a ciò che è bello, vero, buono». La mattina, giocone. Il pomeriggio accogliamo 500 Cavalieri di Milano che arrivano per la loro vacanza, con balli e canti nella piazza del paese, e un aperitivo. La sera, da Bologna arrivano gli amici di Tommy, insegnante di Reggio Emilia che canta e suona. Dopo il concerto, raccontano come si sono conosciuti, ma la loro amicizia la si vede soprattutto da come si guardano e da come stanno insieme. Dopo la vacanza, uno di loro scrive in un messaggio che non riesce a smettere di pensare a quella serata e ai ragazzi.

La mattina dopo si va in gita. Il gruppo che durante la gita precedente ha camminato in modo più disordinato e senza seguire l’indicazione di salire in fila e in silenzio oggi è particolarmente attento. Ogni tanto chi guida si gira indietro più per vedere la bellezza che per controllare che ci siano tutti: in tre giorni è successo qualcosa.

La sera c’è in programma la festa. Rimangono solo un paio d’ore per prepararla. I ragazzi sono molto coinvolti, gli adulti cercano di fare in modo che tutti possano trovare uno spazio. E la serata è veramente uno spettacolo. Si mette in scena un circo con prestigiatori, acrobati, e l’uomo più forte del mondo. Un altro gruppo propone i frizzi. C’è chi pensava di non essere capace di cantare e ora si esibisce davanti a tutti. Una ragazza fa ascoltare la canzone scritta per un caro amico gravemente malato, Look at the sky. Sì, in una compagnia così possiamo veramente guardare in alto! Torna in mente una frase ripetuta durante la vacanza «È il tuo desiderio profondo che ti rende grande».

Ultimo giorno: assemblea. I ragazzi raccontano ciò che li ha segnati. «C’è sempre qualcuno al tuo fianco. Ho imparato a guardare oltre l’apparenza e ad ascoltare con il cuore». «Ho visto che la fatica ha uno scopo». «Non ho mai incontrato gente così aperta, normalmente le compagnie sono chiuse. Mi hanno accolta così come sono. Ho incontrato amici veri». «Durante la gita con i ragazzi di terza media ho capito che questa amicizia può davvero essere per sempre».

Ogni giorno abbiamo proposto ai ragazzi di pensare a un titolo da dare alla giornata. Alla fine della vacanza viene in mente di botto il titolo “Wow!!!!”, per lo stupore che ci siamo riconosciuti negli occhi e nel cuore. Anche noi adulti abbiamo visto cose grandi. Abbiamo visto ragazzi partiti con ansia e preoccupazione rispetto alla mancanza dei genitori, che poi si sono presi cura dei loro amici che facevano fatica, dicendo che insieme si può stare davanti a tutto. Abbiamo scoperto di avere intorno fratelli, sorelle, padri e madri con cui confrontarci, a cui guardare, a cui donarci. Abbiamo scoperto che in fondo il nostro compito di adulti è molto semplice: stare lì custodendo ciò che accade e quando accade indicarlo a tutti.

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I pullman ci riportano nelle nostre città. Nelle ore successive partono una serie di messaggi e di mail che mostrano che l’intensità della vacanza non finisce con il ritorno a casa. Una mamma chiede: «Ma cosa è successo? Ire e Simo sembrano i discepoli di Emmaus che tornano a casa correndo! Cosa hanno visto? Non fanno altro che raccontare con entusiasmo, momento per momento». E una ragazza: «Apro le finestre di camera mia e vedo le stesse cose in modo diverso». «Dobbiamo dirlo a tutti i nostri compagni, anche loro devono poter vedere che c’è un modo così bello e vero di stare insieme»

Gerry, Carpi (Modena)