La mostra allestita a Varese

«Da soli davvero non bastiamo»

Al Meeting 2023 avevano visto la mostra curata da Portofranco, Kayros e Piazza dei Mestieri. Pochi giorni fa, un gruppo di amici l'ha allestita anche a Varese. Ecco cosa è successo

Tutto nasce da un contraccolpo. Meeting 2023. Enrico visita la mostra Da solo non basto assieme a Chiara, sua moglie. Entrambi rimangono molto colpiti dal fatto che tre esperienze così diverse – Portofranco, Piazza dei Mestieri e Kayros – abbiano realizzato una mostra (che "mostra" in senso stretto non è stata) capace di dare voce e volto a tanti ragazzi, senza appiccicare etichette di alcun tipo, anzi rendendo molti di loro protagonisti nelle giornate riminesi.

A settembre Enrico mi chiama e mi propone di portare a Varese la mostra, per la provocazione che è stata per loro. Insieme pensiamo subito come coinvolgere alcune realtà educative della nostra città, intuendo possa trattarsi di una grossa occasione per tutti. Nel giro di qualche settimana sono ben otto le sigle che rispondono positivamente alla nostra proposta, alcune legate all’esperienza di CL, altre no.

Inizia così un’esperienza fatta di incontri e confronti, sorprese e scoperte. Io e tanti altri amici, ad esempio, veniamo a conoscere “Happiness”, un’idea nata all’interno della Pastorale Giovanile del decanato, che due anni fa si è tradotta in uno spazio in cui educatori e volontari ogni giorno accolgono una cinquantina di quei giovani che solitamente stazionano in piazze o fuori dai centri commerciali; oppure “Educational Team”, una cooperativa che dà lavoro a 200 educatori in tutta la provincia ed assiste ogni anno più di 3.000 minori, compresi disabili e soggetti “a rischio”; o, ancora, “Ballafon”, esperienza nata nel 2006 per volontà di un migrante ivoriano, che negli anni si è sempre più strutturata e specializzata nell’accoglienza diffusa di richiedenti asilo, tanto che oggi ne accoglie poco meno di 600 in 60 appartamenti, compresi molti minori non accompagnati, cui garantisce percorsi personalizzati di alfabetizzazione, scolarizzazione e formazione professionale.

Allestiamo la mostra dal 7 al 14 febbraio in uno spazio espositivo in centro Varese. Come a Rimini, vogliamo che visitare la mostra coincida con l’imbattersi nelle facce di ragazzi, nelle loro storie, nelle loro domande: proponiamo di immedesimarsi leggendo i pannelli, guardando il bellissimo video di Luca Mondellini, ma soprattutto facciamo in modo che si incontrino dei ragazzi - molti extracomunitari - che a Varese frequentano Portofranco, Ballafon, Happiness… Alla fine della settimana contiamo oltre 1.700 visitatori – fra cui governatore della Lombardia, prefetto, prevosto, sindaco della città, vari assessori comunali, tanti studenti delle superiori con i loro docenti, diversi oratori. Un’infinità di dialoghi e di commenti scritti lasciati; 300 i post-it lasciati a commento. Suggello finale: l’incontro pubblico il 16 febbraio con don Claudio Burgio, fondatore di Kayros.

Anche alcuni ragazzi di GS si sono coinvolti, facendo da guida ai compagni di classe. Fra di loro e con gli adulti, come emerso nel corso di una cena, la mostra è sta-ta l’occasione da un lato per far affiorare con forza quelle domande che stanno al fondo del cuore di ognuno («Come fa chi non è mai stato voluto bene a vedere il Bene?», «C’è davvero una Speranza per tutti?», «Come si colma il vuoto?», «Perché uno continua a ricercare il male anche se ha incontrato il Bene?», «Perché c’è il dolore?», «Perché in fondo vale la pena vivere?»), dall’altro di prendere più coscienza della necessità di verificare se l’esperienza cristiana che si vive è in grado di raccogliere queste domande.

LEGGI ANCHE - Eric Varden. Allargare il desiderio

Qualche giorno fa abbiamo proposto a chi aveva organizzato e a chi aveva fatto da guida alla mostra di trovarci, una sera, per raccontarci quanto visto e vissuto in quella settimana. Presenti una trentina di persone, più una decina di contributi scritti inviati da chi non poteva esserci. Queste le evidenze comuni emerse nel dialogo: innanzitutto gli sguardi commossi e stupiti di tanti ragazzi e di tanti adulti; secondariamente l’educazione come esperienza di incontro di due umanità, esperienza ancora possibile, mettendosi in gioco, ascoltando, cercando di capire, proponendo un lavoro assieme, sollecitando la libertà; in terzo luogo l’aver condiviso il “fatto” della mostra fra più realtà educative è stata una testimonianza di unità importante fra i cristiani della città, qualcosa di prezioso da curare da qui in avanti, non per creare “reti” artificiose, bensì puntando su rapporti reali che abbiano a cuore il bene di ogni singolo ragazzo che si incontra; da ultimo, a noi adulti lavorare insieme ha dato la possibilità di approfondire ulteriormente delle amicizie, di condividere le domande poste dalla mostra e dai ragazzi e un modo nuovo nel guardarsi l'un l'altro, senza dare per scontato di conoscerci già, di sapere già tutto dell'altro.
Da solo non basto, da soli non bastiamo. Men che meno se vogliamo aiutare dei giovani nell’impegnativa e affascinante avventura della vita.
Marco, Varese