La Via Crucis al Triduo di GS (Foto Giacomo Bellavista/Fraternità CL)

Se due rette si incontrano ogni istante

Due domande che restano impresse dal Triduo pasquale di Gioventù Studentesca a Rimini. E che, tornati a casa, riemergono. La lettera di Pietro

Stavo riguardando gli appunti perché non sapevo da dove iniziare e subito ho letto due domande del giovedì sera che non ricordavo neanche di aver sottolineato: «C’è qualcosa per cui valga la pena vivere?». E l'altra, una provocazione di don Giussani: «Se la fede non è utile alla vita cosa siamo qui a fare?».

Sulla prima, ho ripensato alla prima volta che sono venuto a GS, sempre a un Triduo, era un periodo della mia vita dove mi sentivo inutile, vuoto. Lollo aveva cantato che costruire è sapere, potere rinunciare alla perfezione: non so perché, ma da quel momento è stato proprio "un costruire" da ogni angolazione. Quelle che poi, con il tempo, sono diventate esperienze che mi hanno segnato in positivo, adesso mi spingono a continuare questa vita piena, consapevole della gratitudine che ho ricevuto cercando di trasmetterla anche ai più piccoli. Mi ritrovo in quello che diceva Enzo Piccinini nella testimonianza riportata nel nostro libretto del Triduo: «Se dovessi paragonare la mia vita, come si è svolta (c’è una legge fisica che dice che l’orizzonte si muta mutando il punto di osservazione), userei questa metafora: la mia vita è come una mongolfiera, più vado, più m’innalzo, più mi impegno, più sono dentro questa vita, più scopro degli aspetti dell’umano che erano impossibili prima: la capacità di fedeltà, di amicizia, di lealtà, di ripresa, di indomabilità, che non avevo mai pensato prima».

Anche rispondendo alla domanda di don Giussani si potrebbe usare un esempio matematico che riprende il concetto di due rette che si dicono incidenti quando si incontrano solamente in un punto. Ecco, questo non mi basta, perché le rette dopo essersi incontrate proseguono il loro percorso senza più colpirsi, rendendo quasi indifferente lo scontro. Io invece voglio che la mia vita cristiana sia congruente (perfettamente sovrapponibile) alla quotidianità, che vuol dire in ogni circostanza stare davanti a Dio e non agli uomini. Infatti Gesù dice pregando il Padre: «Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità» (Gv 17,14-19).

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Non chiediamo di essere tolti dal mondo, ma di testimoniare proponendo la vita che viviamo ogni giorno come un’ipotesi di risposta sul senso ultimo della vita, facendo agire la propria fede.
Pietro, Como