IL PAPA IN GRAN BRETAGNA
Noi, davanti a un padre

La piccola comunità inglese di Cl ha seguito il Papa nel suo viaggio. Breve cronaca di quattro giorni che hanno cambiato il cuore di molti
Roger Sylvester

«Attendo con vero piacere la mia visita nel Regno Unito», aveva detto il Papa durante l’Udienza generale dell’8 settembre, ma si aveva chiara impressione che l’entusiasmo del santo Padre non fosse condiviso dal popolo inglese, almeno non dai mass-media. Gruppi ateistici sostenevano la richiesta di arresto del Papa per “crimini contro l’umanità”, e c’erano avvisaglie di massicce proteste da parte di oppositori degli insegnamenti della Chiesa. In questo periodo di difficoltà economiche, il costo della visita per i contribuenti era presentato come una obiezione (anche se nessuno sembra aver avuto la stessa preoccupazione per la visita di altri leader mondiali in passato). Persino all’interno della Chiesa c’era chi aveva da ridire sul fatto che fosse stato chiesto alle parrocchie di contribuire alle spese per un ospite che non era stato invitato.
Di certo i media hanno fatto la loro parte nel dare l’immagine di un ambiente ostile: Channel 4 ha scelto un noto attivista per i diritti degli omosessuali per realizzare un “documentario” che presentava la Chiesa come una forza maligna nel mondo. E articoli fortemente negativi sono apparsi sui maggiori giornali. Con l’avvicinarsi della data della visita, tuttavia, si cominciavano a vedere anche dei segnali positivi: l’Alleanza Evangelica, un gruppo protestante, ha chiamato i cristiani di ogni confessione a sostenere la visita del Papa, mentre il rabbino capo ha scritto che «l’attuale pontefice è più che il leader della più grande comunità religiosa al mondo; egli è anche un intellettuale di grande livello, con un forte senso della storia», e ha invitato il Paese ad ascoltarlo con attenzione. Il Daily Mail dell’11 settembre è giunto a scrivere che «quanti si oppongono alla visita del Papa sono i veri bigotti». Un regista della BBC ha dichiarato che girare un documentario sul Papa lo aveva costretto a cambiare opinione, ad abbandonare gli stereotipi arrivando a una reale stima per Benedetto XVI. Un fenomeno nato in occasione della visita è stato la formazione del Catholic Voices, gruppo di cattolici disponibili a intervenire in radio e televisione per far conoscere la posizione della Chiesa. Chris, della comunità di Londra, è uno di questi volontari: «È stata una chiamata a prendere più seriamente la mia fede, e a rendermi conto di quale dono essa sia. La nostra società ha davvero bisogno della Chiesa».

Un nuovo tartan ad hoc. Segnali positivi ci sono stati anche a livello culturale. Il Victoria & Albert Museum e i Musei Vaticani hanno prodotto insieme, per la prima volta, una esposizione degli arazzi per la Cappella Sistina accanto ai cartoni preparatori (di proprietà della Corona inglese dai primi anni del XVII secolo). In Scozia è stato disegnato un nuovo tartan, con colori scelti per la loro valenza simbolica (fra cui il giallo del Vaticano, il rosso per il cardinale Newman e il bianco-blu per la Scozia), e tutti i membri del Parlamento scozzese hanno ricevuto una cravatta o un foulard con il nuovo design.
Certamente, siamo pur sempre dentro la società inglese e condizionati dall’atmosfera generale, che interessa anche aspetti più pratici. La visita si è svolta con un rigido servizio di sicurezza, così che per recarsi alla Messa della beatificazione si doveva viaggiare su una vettura ufficiale, avendo fornito il proprio nome con molto anticipo alle autorità per i controlli di sicurezza, e bisognava avere il proprio passaporto con sé.
Spiega Patrizia: «In quanto cattolico in Inghilterra ti senti parte di una minoranza sempre sotto assedio; e queste misure di sicurezza ti fanno sentire sotto assedio anche adesso. Tutti noi siamo andati a Roma nel 2007, lì tutto sembrava molto più facile. Vedere il Papa a Roma è una cosa assolutamente naturale; vederlo qui a Birmingham è davvero straordinario, e questo rende l’opportunità di vederlo in Inghilterra un’esperienza privilegiata».
È stata una visita di Stato - papa Benedetto è stato formalmente invitato dalla Regina. Per questo la visita è iniziata in Scozia, dove Elisabetta risiede in questa stagione. All’arrivo a Edimburgo, è stato calorosamente accolto dalla Regina, che nel suo discorso ha sottolineato «la nostra comune eredità cristiana» e il ruolo importante giocato dalla Chiesa nella società inglese. Il clima di ostilità a poco a poco si è sbriciolato, grazie anche all’evidente umanità del Santo Padre e al suo affetto verso la gente, mentre attraversava la città sulla papa-mobile, o quando si fermava a baciare o benedire i bambini.

Parole "pro" o "contro"? In serata, il Papa è arrivato a Londra alla Nunziatura, dove avrebbe soggiornato per la durata della visita. Alcuni di noi si sono uniti alla folla che stazionava fuori dall’edificio. Quando abbiamo srotolato lo striscione “Communion and Liberation”, un ufficiale di polizia è venuto a chiederci: «Queste parole dicono qualcosa pro o contro il Papa?». Gli abbiamo spiegato che Cl è un movimento ecclesiale, e lui ha chiesto agli organizzatori se per loro andava bene che esponessimo lo striscione. La risposta è stata: «Assolutamente ok!». Alcune persone tra la folla, che non avevamo mai incontrato prima, si sono fatte avanti per aiutare a tenere alto lo striscione; è stata una opportunità di raccontare loro chi eravamo. E poi è arrivato il corteo, il Papa è sceso dalla macchina attraversando il caloroso abbraccio della folla ed è entrato nell’edificio. Più tardi si è affacciato alla finestra per ringraziare la folla. «L’abbiamo visto solo per pochi secondi - racconta Francesco - ma ne è valsa la pena. C’era gente di diversi ambienti, ma lui era un chiaro punto di unità per tutti noi».
Dominic, dallo Yorkshire, ha detto: «Sono stato colpito dal modo con cui stavamo insieme. Siamo andati a Messa insieme e poi abbiamo fatto Scuola di Comunità. Ognuno voleva parlare del Papa e di quello che lo aveva colpito. Il nostro prete era davvero felice; era evidente in lui la coscienza di essere alla presenza di Pietro, e quindi di Cristo. Malgrado le palesi difficoltà e la stanchezza (oltre al freddo e all’umido) che ci aspettano, non voglio essere in nessun altro luogo se non a Cofton Park, domenica, per essere con Pietro per qualche ora - e in ogni caso, se mia nonna di 87 anni può venire consapevole del motivo per cui viene, io spero di poter avere e conservare un briciolo della stessa coscienza».
Un incontro sull’educazione ha aperto il secondo giorno, nella forma di un’assemblea nella quale circa 3.000 studenti cattolici hanno incontrato il Papa, mentre tutte le scuole cattoliche del Paese erano collegate in diretta video. Inevitabilmente l’incontro ha coinvolto le famiglie della comunità, con i nostri bambini vestiti di bianco e giallo per uno specialissimo giorno di scuola. Le parole con cui il Papa si è rivolto ai bambini sono state molto semplici, ma mi hanno portato a casa il suo affetto per noi, e la grandezza dl messaggio che porta nel nostro Paese. «La felicità è qualcosa che vogliamo tutti, ma […] molti non la trovano mai, perché la cercano nei luoghi sbagliati […] La vera felicità si trova in Dio […] Lui solo può soddisfare le esigenze più profonde del nostro cuore». Per una famiglia, era un momento davvero speciale, perché il loro bambino è nato proprio quel giorno. «La chiameremo Benedetta Josepha?» diceva l’sms che annunciava la nascita.
Sabato sera si è svolta una veglia a Hyde Park, a Londra, con decine di migliaia di giovani. La folla era davvero entusiasta, ed è esplosa in una straordinaria acclamazione quando il Papa li ha invitati alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Ma questo clamore si è fatto immediatamente profondo silenzio quando ci ha chiesto di unirci in preghiera con lui davanti al Santissimo Sacramento. Come racconta Amos, «era chiaro che il Papa non era qui per richiamare l’attenzione su di sé, ma su Cristo».

Il cuore parla al cuore. Il momento centrale della visita è stata la beatificazione del cardinale Newman, il grande teologo inglese dell’Ottocento convertitori dall’anglicanesimo. Le opere di Newman hanno avuto grande influenza sul giovane Joseph, che si accostò ad esse da studente. Il motto della visita era “Il cuore parla al cuore”, la traduzione del motto stesso di Newman, cor ad cor loquitur.
Arrivando al luogo della Messa all’aperto, ci siamo uniti all’immensa folla dei pellegrini e ci siamo trovati a pochissima distanza da dove sarebbe passata la papamobile. Quando il Papa si è avvicinato a noi, abbiamo innalzato ancora il nostro striscione. Sorpresa! La papamobile si è fermata davanti a noi e il Papa ha baciato e benedetto il piccolo Florian, di otto settimane. Come racconta suo padre Derek, «è stata una decisione difficile quella di andare ad assistere alla Messa della Beatificazione, dovendo portare cinque bambini di cui il più grande ha sette anni. Non solo Gisele e io eravamo impauriti da questo incontro intimo con un uomo così santo e incredibile, ma capivamo che questo avvenimento era una grazia speciale e un’esperienza che l’intera famiglia avrebbe conservato nel cuore per sempre». L’omelia della Messa ha toccato alcuni dei temi che il Papa ha affrontato nella visita. Come spiega Amos, «in tutti questi giorni il Papa ha continuato a parlare della relazione tra la fede e la ragione e dell’educazione, e ha indicato in Newman una fonte per andare a fondo di questi temi. La sintonia con la nostra esperienza è una grande provocazione a riscoprire Newman come un aiuto per noi a vivere più pienamente il carisma di don Giussani in Inghilterra».
La gioiosa serenità del Papa e la certezza in Colui che egli annuncia ci hanno profondamente commosso in questi quattro giorni, e lo stesso hanno fatto con molti dei nostri connazionali, che conoscevano solo le caricature dei media. Davvero “il cuore parla al cuore”.