Monsignor Mario Delpini

Mario Delpini è il nuovo Arcivescovo di Milano

Il cardinale Angelo Scola lo ha annunciato questa mattina: sarà il suo Vicario generale a succedergli nella guida della Diocesi ambrosiana. Il primo messaggio al suo popolo: «Io sono un prete, ricordatevi di Dio»
Paolo Perego

Parte tutto con l’Angelus guidato dal cardinale Angelo Scola. Con l’affidamento alla Madonna. La stessa che da secoli vigila sulla città. Poi l’annuncio ufficiale: monsignor Mario Delpini, già Vicario generale della Diocesi ambrosiana, è stato incaricato da Papa Francesco per guidare la Chiesa di Milano. Nato a Gallarate, nella bassa provincia di Varese, il 29 luglio 1951, è stato ordinato sacerdote nel 1975 e vescovo nel 2007.

Il nuovo Arcivescovo farà in suo ingresso solenne il 24 settembre, pochi giorni dopo il saluto (l’8 settembre) del cardinale Scola alla città che lo ha visto pastore negli ultimi sei anni. «È un grande dono per la Chiesa di Milano», ha detto Scola introducendo il suo successore che conosce bene e con cui ha condiviso quotidianamente il suo mandato: «Siamo grati a Dio e al Santo Padre. Accogliete il nuovo Arcivescovo in spirito di fede e comunione».

«In questo momento tutta la mia attenzione si concentra sulla mia inadeguatezza», ha detto subito “don Mario”, conosciuto dalla città per la sua semplicità e la sua umiltà. «Penso che di me si dica che sì, sono un brav’uomo. Ma “vescovo di Milano? Sarà all’altezza?”». E ancora: «I Vescovi di Milano hanno grandi nomi: Angelo, Dionigi, Ambrogio. Ma Mario? Me lo hanno dato la mia mamma e il mio papà…». Non si tira indietro, ma chiede aiuto. Preghiere, innanzitutto. E una mano anche a conoscere e capire il mondo che sta cambiando, «quello in cui saremo chiamati a vivere tra qualche anno», fra lingue e culture diverse. «Nessuno qui si dovrà sentire straniero o sopportato», dice ancora il nuovo pastore meneghino.

Monsignor Mario Delpini con il cardinale Angelo Scola

È lui stesso a parlare di continuità con il cammino già intrapreso dai predecessori, ribadendo la centralità della «testimonianza della santità del popolo» che nasce dall’«appartenenza a una fede condivisa».

E proprio questa fede del popolo è uno dei doni che si porta via, nel suo ritiro nel Lecchese, il cardinale Scola: «Le radici di un cristianesimo di popolo sono ancora vive nella nostra diocesi. Non dobbiamo assolutamente perderle, ma smuovere la terra intorno in modo che fioriscano ancora», unica possibilità di incontrare tutti «in questo cambiamento d’epoca».

«Io sono un prete», chiude l’incontro Delpini: «Il primo messaggio che posso dare alla città, quindi, è di ricordarsi di Dio». Milano è una città moderna, rispettosa della laicità, secolarizzata, invasa da un grande progresso: «Ma senza Dio non c’è speranza. Alle Case Bianche, durante la sua visita a Milano, il Papa ha detto: “Vengo a parlarvi come un sacerdote”. Per vivere abbiamo bisogno di Dio. Qualunque sia la sensibilità e la cultura»