Il Cristo pantocratore dell'abside del Duomo di Monreale

Meeting. Quello sguardo penetrante del Cristo di Monreale

Presentata la mostra dedicata ai mosaici del Duomo della diocesi siciliana. Monsignor Pennisi: «Quegli occhi ci educano». Emilia Smurro: «È l'immagine iconica del titolo di quest'anno»
Francesco Inguanti

Il volto di Dio è probabilmente l’immagine sacra maggiormente rappresentata nell’arte. «Il motivo del culto delle immagini nel cristianesimo sta nel fatto che la verità del Cristianesimo è che Dio si è fatto uomo, che il Verbo si è fatto carne», spiega monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale: «Dice San Giovanni che Dio nessuno l’ha mai visto. Proprio il figlio di Dio che si è fatto uomo lo ha reso visibile. Quindi se Dio si è reso visibile noi possiamo raffigurarlo». E non vi è dubbio che tra le tantissime rappresentazione il volto del Cristo Pantocratore, che campeggia nell’abside del Duomo di Monreale, è tra i più conosciti al mondo.

Proprio questa riproduzione costituirà il richiamo più forte della mostra: “Si aprì una porta nel cielo: la cattedrale di Monreale”, che sarà esposta al prossimo Meeting di Rimini. Nel corso della sua presentazione in Sicilia, il 26 giugno, la presidente del Meeting Emilia Guarneri, nel suo messaggio di saluto, l’ha subito messa in rapporto con il tema dello stesso Meeting: «Ci sono un nesso e una risonanza significativi tra il titolo del Meeting di quest’anno “Nacque il tuo nome da ciò che fissavi” e lo stupendo mosaico del Cristo Pantocratore che appena entri in cattedrale ti fissa… E inevitabilmente tu lo fissi. Quel Cristo è l’immagine di qualcuno che, fissandoci, ci dà il nome, così che noi possiamo trovare il nostro nome fissandolo. Mi pare sia proprio una immagine iconica del Meeting di quest’anno».

La presentazione della mostra del Meeting a Monreale

Monsignor Pennisi l’ha così spiegato nel corso dell’incontro che ha visto tra gli altri la presenza del direttore del Meeting per l’Amicizia tra i popoli, Emmanuele Forlani, del curatore del progetto scientifico, Mirko Vagnoni, del responsabile di Ultreya, la società che ha curato tutti gli aspetti tecnici per la sua realizzazione, Sandro Chierici e del presidente della Fabbriceria del Duomo, don Nicola Gaglio.
«Il tema di quest’anno del Meeting, tratto da una poesia di Karol Wojtyla, intende rispondere a questa domanda: Da dove viene il “volto” di ciascuno di noi? Che cosa dà significato al nostro “nome” proprio? », ha spiegato Pennisi: «Perché senza volto non si può guardare niente e non si può godere di niente; e senza nome ci si riduce al niente mischiato con nulla, per citare un detto della tradizione siciliana. Il proprio “nome”, nasce da quello che si fissa, e cioè dal rapporto con un Altro da sé, con ciò da cui ci si sente chiamati a essere. Aver coscienza che si è “chiamati” ad esistere è l’esperienza più sconvolgente dalla quale dipende la possibilità stessa di un nostro impegno serio nella realtà».
Il curatore del progetto scientifico, Mirko Vagnoni, ha spiegato così la particolarità dell’iniziativa. «Una mostra sul Duomo di Monreale non può limitarsi alla riproduzione di belle foto, ma deve servire a comprendere che la Cattedrale ha avuto ed ha una vita e che essa è stata testimonianza dai benedettini provenienti da Cava dei Tirreni che l’hanno abitata per tanti anni. Per questo motivo i visitatori faranno un percorso che idealmente è quello che facevano i monaci, dal monastero al coro, dal luogo di abitazione al luogo della preghiera. Ed è per questo che lungo il percorso saranno invitati a fermarsi e a riflettere, non solamente a guardare».
Il riferimento è alla sala che a metà percorso ospiterà à l’icona dell’Odigitria, un capolavoro assoluto dell’arte medioevale, che lascia Monreale per la prima volta, per una sede espositiva fuori della Sicilia. «L’icona sarà posta a circa metà percorso, in una sala in penombra, senza spiegazioni di sorta, per invitare i visitatori a fermarsi e a contemplare», ha spiegato don Gaglio: «Perché possano pianamente e personalmente comprendere ciò che può dire al cuore di ciascuno».

«Nella bellezza dell’architettura e dei mosaici è incisa la fede dei nostri padri espressa dallo sguardo, il fervore della loro vita cristiana, la storia di santità della nostra Chiesa», ha proseguito Pennisi: «Lo sguardo di chi entra nel Duomo è anzitutto colpito dalle proporzioni armoniose della struttura, ma poi è inevitabile che egli percepisca dentro le forme e nel luccichío degli ori, dei colori qualcosa di nuovo e di antico insieme, un desiderio di trascendenza che raggiunge lo spirito e lo avvolge nel suo stesso moto. Tutto l’apparato musivo di questa basilica introduce a una teologia della storia di Dio e dell’uomo, che partendo dalla creazione, culmina nella liturgia celeste. Il Pantocratore con il suo abbraccio benedicente e il suo sguardo penetrante educa i cristiani, ed interroga chi è lontano dall’esperienza credente sul senso del proprio volto e del proprio nome».

A corredo della mostra saranno esposti oggetti provenienti non solo dalla Cattedrale o dal suo museo, ma anche dalla biblioteca dei monaci, dalla biblioteca del Seminario, e dall’Archivio Storico della Cattedrale.
Tra le cose difficili da spiegare è che cosa significhi creare un mosaico, e di conseguenza cosa significhi realizzare un ciclo così complesso come quello della Cattedrale. Per questo motivo sarà allestito uno spazio in cui per qualche ora al giorno, alcuni studenti dell’Istituto per il Mosaico di Monreale faranno vedere come si crea un pezzo di mosaico. Basterà questo a far comprendere quanto grande sia stato il progetto della decorazione, e quante energie e competenze abbia richiesto.
Altra iniziativa collaterale sarà il concerto che il maestro Marcelo Cesena terrà venerdì 23 agosto. Il concerto multimediale, realizzato in prima mondiale nel Duomo di Monreale nel dicembre dello scorso anno, con i video del regista Alessandro Spinnato, farà conoscere il Tesoro di Monreale al pubblico del Meeting.