Buenos Aires. La sfida (vincente) di lavorare "corpo a corpo"

La mostra del Meeting sulla vita di Jorge Bergoglio ha fatto il giro dell'Argentina. Per la tappa nella capitale, la collaborazione con Uocra, organizzazione sindacale locale. Quattro giorni di incontri e la scoperta di avere "il" punto in comune
Viviana Sito Henderson

Tutto è cominciato quando, con un gruppo di amici, è nato in noi il desiderio di conoscere (e di far conoscere) a fondo Papa Francesco, per aiutarci a seguire il suo messaggio. Abbiamo “pellegrinato” con la mostra Gesti e Parole: Jorge Mario Bergoglio, una presenza originale per diverse località in Argentina, e in ognuna ci sono stati incontri provvidenziali.

La storia di come siamo arrivati a farla dall'11 al 14 luglio nello spazio dell'Uocra di Buenos Aires (organizzazione sindacale che difende la dignità del lavoro e la giustizia sociale degli operai edili, ndr) merita di essere raccontata. Stavamo cercando, con scarso successo, dei luoghi dove presentarla qui, nella sua terra natale. Un’amica ci ha presentato persone della Uocra, che si sono mostrate interessate, e ci siamo incontrati una prima volta. Ho detto loro che in concomitanza con la mostra volevamo che ci fossero dei momenti di dialogo su argomenti diversi, ma tutti centrati sul tema di come sanare la frattura che viviamo nella nostra società. Questa affermazione non è passata inosservata. Infatti, hanno espresso il desiderio di far conoscere le opere del sindacato per educare e dare dignità al lavoro attraverso la cultura, opere che sono poco conosciute, per la fama che il sindacato ha nella nostra società.

Monsignor Oscar Vicente Ojea e Gerardo Martinéz, segretario Uocra, durante l'inaugurazione della mostra

La Uocra non solo ha offerto lo spazio e i mezzi per esporre la mostra, ma si è anche impegnata come parte del gruppo che ha realizzato l'evento. È così che sono iniziate le riunioni: da un lato il “comitato organizzatore”, dall’altro un gruppo di persone che si preparavano come guide. In quest’ultimo gruppo c’erano giovani della Uocra, giovani lavoratori di CL e altri amici, l'invito è stato molto largo.

È stata una sfida lavorare insieme, per due realtà così diverse sotto molti aspetti. Tuttavia, questo incontro è diventato, senza pretenderlo, un impegno di evangelizzazione per entrambe le parti. Ci siamo “nutriti” reciprocamente di una evidenza: abbiamo lo stesso cuore, motivo sufficiente per rischiare. È stato per noi un esempio di quel “corpo a corpo” che Francesco ci propone ora, e che già ci proponeva quando era Cardinale.

Dopo aver pensato insieme a chi avrebbe potuto partecipare alle tavole rotonde, abbiamo iniziato un “tour” di incontri in cui ci sono stati momenti profondi e di arricchimento.
Monsignor Oscar Vicente Ojea, vescovo di San Isidro e presidente della Conferenza episcopale argentina, ha accettato di presiedere l'inaugurazione. In precedenza Gerardo Martínez, segretario di Uocra, aveva invitato i colleghi di vari sindacati a un incontro con lui. Quelli di noi che erano presenti a quel momento sono rimasti toccati, siamo stati testimoni dell’«accadere di un fatto che ci superava» (per citare Bergoglio), poiché è stato un incontro privo di ogni formalità istituzionale. Inoltre era evidente la paternità di monsignor Ojea verso tutti noi. Non c'è dubbio che le parole pronunciate da Martínez all’inaugurazione siano state una conseguenza di questo incontro: ha affermato, infatti, che nella loro lotta per i diritti dei lavoratori hanno trovato nella Chiesa un luogo di paternità, e per questo motivo possono chiamare Papa Francesco “padre”. In quel momento mi sono ricordato delle Beatitudini: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio»; siamo stati strumenti di un incontro di pace.

Al primo incontro, moderato dal responsabile di CL Fernando Giles, hanno parlato il giornalista Sergio Rubín e Marcelo Figueroa, pastore e teologo protestante. Il titolo era: “Gesti e parole: conoscere Jorge Mario Bergoglio”. Sergio Rubín ha confidato che per lui Francesco è una persona che lo interroga personalmente attraverso i suoi gesti, e che la caratteristica con cui potrebbe definirlo è quella di essere un tipo “profondamente umano”. Marcelo Figueroa, da parte sua, ci ha detto che accanto a Bergoglio ha imparato a dialogare, e che il segreto del dialogo è l'ascolto.

L'incontro con, da sinistra, il giornalista Sergio Rubín, Fernando Giles e Marcelo Figueroa, pastore e teologo protestante

Il secondo giorno per l’incontro dal titolo “La sfida di costruire, contributi per il bene comune” gli ospiti erano Enrique del Percio, dottore in Filosofia del diritto, e Juan Carlos Smith, responsabile del sindacato dei lavoratori portuali. Moderava Horacio Morel, curatore della mostra. Attraverso i quattro principi del bene comune che Bergoglio ha formulato, questo dialogo ha cercato di approfondire quale contributo possiamo dare alla società. Juan Carlos Smith ha compiuto un percorso storico-sociale sul declino della dignità della persona nel lavoro e ha sottolineato l’enorme compito educativo che ci si prospetta, in cui ripone una profonda speranza poiché, ha affermato più volte, l’uomo è fatto per la trascendenza.

Enrique del Percio ci ha aiutato a riconoscere che il bene comune nasce da un senso di comunità. Da qui la necessità di vivere l’appartenenza a un luogo e riconoscere l’altro come bene per il nostro sviluppo umano. Nel nostro piccolo, è stata proprio questa l’esperienza della collaborazione tra CL e Uocra.

Monsignor Enrique Eguía Seguí, Vescovo ausiliare di Buenos Aires

Terzo giorno, ultima tavola rotonda: “Il cristianesimo può offrire qualcosa di nuovo al mondo e alla nostra società di oggi?”. A parlare il Vescovo ausiliare di Buenos Aires, monsignor Enrique Eguía Seguí, e Graciela de Antoni, professoressa della Facoltà di Scienze Esatte di La Plata. Alejandro Bonet, moderatore e curatore della mostra, ha sottolineato che la novità cristiana non nasce dal nostro “fare”, ma da un incontro che cambia la vita perché corrisponde alle esigenze del nostro cuore. Graciela ha raccontato il suo cammino di incontri con persone che, mosse dalla fede, hanno contrassegnato in lei un nuovo modo di stare davanti alla sua responsabilità di Preside di Facoltà. Ha scoperto che tutti quelli che considerava sul “versante opposto” sono un bene per la sua vita, e che con loro può vivere un’esperienza concreta dell’abbraccio della misericordia.

Monsignor Eguía ha ricordato la sua esperienza personale accanto a Bergoglio quando questi era Cardinale. Ci ha aiutato a riconoscere che il cristianesimo è fondamentalmente un fatto che attrae, un incontro che attrae. La proposta di Bergoglio, in questo senso, è di farci scoprire che, partendo dalla periferia come centro, si può scoprire questa attrazione attraverso la misericordia del Signore. I più poveri e bisognosi ci insegnano l’essenziale della vita, che si manifesta attraverso la loro fede.

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Nei quattro giorni della mostra, i protagonisti sono stati sia le guide – che hanno spiegato i pannelli agli oltre cinquecento visitatori – sia i giovani dell’Uocra. Chi entrava poteva constatare con sorpresa che c’era “qualcosa di diverso” in chi li riceveva; era impressionante il fatto che, provenendo da realtà così diverse, erano insieme come se fossero una sola cosa.

L'ultimo giorno è stato benedetto dalla presenza di padre “Pepe” Di Paola, che è venuto a celebrare la Messa di chiusura. Una Messa semplice, pensata per persone che di solito non frequentano la Chiesa. Padre Pepe ha fatto riferimento alla sua amicizia con Bergoglio e all’attenzione che questi ha sempre nel rivolgersi ai più bisognosi. Anche i canti della Messa sono stati pensati appositamente per questo momento: che fossero semplici ma con un contenuto profondo sul Mistero, e che tutti potessero cantarli.

Messa di chiusura con padre Pepe Di Paola

Prima della benedizione, Fernando Giles, responsabile di CL, è intervenuto ringraziando per i giorni vissuti e, quando ha chiesto al segretario Uocra Gerardo Martínez di dire qualche parola – come era giusto per l’importanza della sua persona e per essere il padrone di casa –, lui ha deciso di tacere ed è andato incontro a Fernando con un abbraccio che ha reso evidente la profonda unità di quei giorni. Posso dire di essere stato testimone di un Incontro, di aver visto due persone autorevoli che, hanno cancellato in un istante ogni differenza sociale e umana e hanno spazzato via ogni autoreferenzialità.

Questi giorni sono stati un avvenimento "dell’altro mondo in questo mondo”, e il segno evangelico più chiaro che abbiamo avuto è stata l’immensa gioia di stare insieme. L’ultimo giorno, dopo aver pregato insieme la Madonna, si è svolta una festa.

Nella sovrabbondanza di questi giorni c’è stato “Qualcosa dentro qualcosa”, il centuplo, era la Evangelii Gaudium in atto.