Mônica Salmaso con Marco Montrasi

Verso il Meeting. Mônica Salmaso, voce dal Brasile

La storia di una dei protagonisti della nuova edizione 2023, artista sudamericana che arriva in Italia per un'amicizia. La pandemia, la funzione dell'arte e la tradizione più autentica del suo Paese...
Paola Ronconi

Mônica Salmaso è una delle voci più conosciute della canzone popolare brasiliana, quel particolare tipo di musica che canta la semplicità della vita quotidiana, la bellezza dell’animo umano in tutte le sue sfumature, coniugata alla poesia e al ritmo di cui il Brasile è maestro. Una musica poco nota ai più, perché non considerata dal mercato musicale globale. Ecco, è di questa tradizione che si ciba la voce della Salmaso, una voce profonda e potente, dolce, nostalgica e gioiosa nello stesso tempo. Esattamente come l’anima del suo Paese, che ha generato una varietà di stili diversi, l’afro-samba, la Bossa Nova, la Tropicalia… per parlare di tutto, dalla “saudade”, la nostalgia, alla gioia.
Mônica inizia la sua carriera musicale giovanissima (è del 1971), alla fine degli anni Ottanta. E da lì molti i cd pubblicati, i premi ricevuti e le collaborazioni e le incisioni con artisti del calibro di Vinicius de Moraes, Walter de Carvalho, Tom Jobin, Chico Buarque. Proprio da parte di quest’ultimo, all’inizio del 2021, riceve l’invito per fare parte della sua nuova tournée “Que tal un samba?”, con molte tappe in Brasile.
Un’artigiana della canzone, una perfezionista, come ama definirsi, per cui la cura, quasi maniacale, del lavoro è una passione, un amore. Per ottenere il meglio possibile da offrire agli altri: «Sono nata come musicista guardando i musicisti dalla parte di chi ammira quello che fanno».

Per lei il tempo della pandemia è stato non solo un periodo nuovo, unico, più o meno doloroso, come per tutti. Ma uno di quegli incroci della vita con cui bisogna continuare a fare i conti per il resto dei giorni.
All’inizio del 2020 ha iniziato a postare su Instagram dei video in cui invitava (virtualmente) altri artisti brasiliani, suoi amici, a raccontarsi e a cantare con lei. Un appuntamento quotidiano che ha chiamato “Ô de casa” (“Ehi, c'è qualcuno in casa?”, un’espressione popolare che si usa quando si entra in una casa, là dove ancora si lascia la porta aperta) e che ha aiutato lei e tutti coloro che l'hanno seguita.
Tra i suoi “followers” brasiliani c’erano anche Marcela e Marco: «Ho iniziato a vedere i video – dice Marco – cercando anche su Youtube, per capire chi fosse quella voce. Era Mônica Salmaso, e con lei musicisti brasiliani che non conoscevo. Ogni sera mi teneva compagnia, ed è stata come una terapia per quei giorni difficili». L’incontro con una bellezza che Marco, italiano da tanti anni in Brasile, non aveva ancora compreso appieno: era il Brasile degli strumentisti, dei compositori.
In quel periodo Mônica Salmaso diventa un’amica entrando nelle case di tanti, grazie al passaparola dei social. Marcela la contatta, e ne nascono incontri virtuali: uno con la rivista Passos (il Tracce brasiliano) e uno con i ragazzi universitari di CL del Brasile.

Come ha raccontato a Passos, per lei il lockdown è stato anche la scoperta del silenzio: «È davvero un esercizio. Dal silenzio nascono le cose, le idee, la volontà, i desideri profondi. Se no, il desiderio rimane solo quello di tappare un buco di assenza, tu diventi nemico del silenzio, come se ti mettesse in una situazione di disagio. È la differenza tra sentirsi soli ed essere soli».

Recentemente ha partecipato a una delle puntate di un podcast (che è stato appena lanciato) di un gruppo di amici brasiliani, dal titolo “Vale a pena". Dialogando, è tornato fuori il tempo della pandemia: «C’era una lotta per la sopravvivenza. Io ho avuto il privilegio di fermarmi a riflettere su quanto stava accadendo e di ascoltare ciò che le persone avevano da dire. E quando si prova un certo grado di vulnerabilità estrema e di paura, come quella portata dal Covid, si ha un altro ascolto, si può capire di più quello che sta accadendo agli altri. Abbiamo preso coscienza che le nostre azioni hanno un riverbero nella vita degli altri, nel bene e nel male. Inoltre c’è stata la scoperta che potevamo vivere con molto meno, abbiamo iniziato a dare più valore a ciò che è necessario: wow, mi sono detta, quello che mi serve sta in una scatola di fiammiferi! Allora i video che abbiamo prodotto erano il tentativo di fare arrivare un amore enorme dall’altra parte dello schermo».

Poi la proposta, finita la pandemia, di fare una tournée con Chico Bouarque (artista che fin dalla giovinezza è stato per lei un faro): «È stato molto più di un regalo alla mia carriera, alla mia vita: un riconoscimento che avevo seguito la strada giusta professionalmente. Ma senza ciò che avevo imparato in quei mesi di chiusura non sarebbe stato lo stesso». Parla anche di stupore, Mônica, una capacità re-imparata in quel tempo drammatico: «Eravamo come in guerra: la pianificazione della vita veniva stravolta. L’essere consapevoli di questo credo significhi non perdere lo stupore, nel senso bello della parola, ma anche nel senso orribile, cioè dello stupefacente, di ciò che fa paura, che dà perfino disperazione. Ora non dobbiamo perdere questa conquista, pena il diventare superficiali».

Il 23 giugno scorso, papa Francesco ha parlato agli artisti nella Cappella Sistina. E ha affermato: «Voi artisti siete sentinelle del vero senso religioso… L’arte e la fede non possono lasciare le cose come stanno: le cambiano, le trasformano, le convertono, le muovono. L’arte non può mai essere un anestetico; dà pace, ma non addormenta le coscienze, le tiene sveglie… Spesso voi artisti provate a sondare anche gli inferi della condizione umana, gli abissi, le parti oscure. Noi non siamo solo luce, e voi ce lo ricordate; ma c’è bisogno di gettare la luce della speranza nelle tenebre dell’umano. Aiutateci a intravedere la luce, la bellezza che salva».
La Salmaso, reagendo a queste parole, dice che «le Muse furono create da Zeus per ricordare agli uomini la loro natura divina. Quindi le arti sono questa fiamma d’amore divino che fa sì che gli uomini non dimentichino l’anima più profonda… Possiamo dire che l’arte non serve a nulla e contemporaneamente non si può vivere senza. Nessuno se ne nutre, ma senza di essa siamo cose. È "l’essenziale inutile"».
C’è un altro paragone caro a Mônica: quello col film Il pranzo di Babette dove, in uno sperduto villaggio della Danimarca, una cuoca francese prepara una cena speciale per un gruppo di religiosi. «Quella cuoca-artista crea con la sua arte una celebrazione divina», tanto che alla fine del film la protagonista sussurra: «Un artista non è mai povero».

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Ora la Salmaso arriva in Italia, al Meeting di Rimini, con lo spettacolo "Alma lirica brasileira". E la sua presenza dice benissimo del titolo di quest’anno: "L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile", perché è proprio per l’amicizia con persone come Marco e Marcela che ha accettato l’invito. Sarà lei, con il flautista Teco Cardoso (suo compagno anche nella vita) e Nelson Ayres al pianoforte, la protagonista di uno degli spettacoli della 44° edizione, la sera di mercoledì 23 agosto al Teatro Galli.
Il trio è nato dopo un progetto dedicato al lavoro di Chico Buarque: «Mi sono resa conto che questo lavoro riassumeva l’espressione "anima lirica brasiliana", che avevo sempre sentito nel mio lavoro fin dagli inizi», racconta: «Questo spettacolo rappresenta ciò che voglio dire, un repertorio che porta canzoni dell’universo della canzone brasiliana».
È una di quelle occasioni da non lasciarsi sfuggire.

Per il concerto di Mônica Salmaso e per tutti gli spettacoli a pagamento del Meeting: vivaticket.com