L'abbazia cistercense di Morimondo, alle porte di Milano

Morimondo. La chiesa di Sandro

Una piazza dedicata all'architetto che ha lasciato una testimonianza viva della sua fede nel piccolo paese alle porte di Milano. Una continua ricerca della bellezza che aveva imparato nell'incontro con il movimento
Gianni Mereghetti

Domenica 1 ottobre il Comune di Morimondo, a sud di Milano, ha intitolato ad Alessandro Rondena, architetto morto nel 2015, una piazza nel paese che lo ha visto protagonista di tanti lavori. Rondena a Morimondo ha eseguito con la sua genialità artistica molti lavori: il restauro dell’intero cenobio dell’Abbazia Cistercense, la cappella dedicata a san Riccardo Pampuri, l’ampliamento del cimitero comunale e il recupero e il restauro della “Casa dell’arco” (ora casa del Pellegrino). E questi sono solo per citare alcuni dei suoi interventi più significativi.

A intitolare “Largo Alessandro Rondena” è stato il sindaco Marco Marelli, ricordando che ciò che caratterizzava la presenza di Sandro era il suo sguardo, così umano, così vero: «In quegli anni ha Morimondo era in crisi di identità, aveva bisogno di uno sguardo in cui ritrovarsi e lo ha trovato in Sandro».

Un riconoscimento, dunque, non solo alla sua genialità artistica ma anche alla sua umanità. Rondena è stato un testimone di come la fede cambia la vita e la rende affascinante e piena di senso. Il rapporto con Cristo era per lui un rapporto vivo, con un’apertura a ogni sfida della realtà: famiglia, amici, lavoro, persone che incontrava, tutti segno dell’abbraccio di Cristo a lui. Era una persona semplice e umile, aveva uno sguardo aperto, teso a cogliere ogni spunto di bellezza. Era, la sua, una “santità” quotidiana che viveva dentro ogni situazione cercandone la positività.

La sua grande fede era il punto di forza del suo essere architetto: a Morimondo il restauro del cenobio cistercense è un capolavoro in cui ha portato i punti focali della sua impostazione artistica e architettonica. Per lui restaurare non era aggiungere qualcosa ma riportare alla luce ciò che vi è all’origine. Per lui tutto iniziava da una bellezza, era questa la fonte del lavoro. Un amore, insomma, che Sandro ha imparato nel movimento di CL e grazie all’incontro con l’opera di Antoni Gaudí, l’architetto all’origine della Sagrada Família di Barcellona, e con gli architetti e gli scultori che ci stanno lavorando ancora oggi, come il giapponese Etsuro Sotoo.

A Morimondo rimarrà aperta, nel mese di ottobre la mostra “Mossi da uno sguardo”, già presentata al Meeting di Rimini nel 2015, che racconta proprio l’avventura umana di Rondena e il suo rapporto con il tempio espiatorio di Barcellona.

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Il 13 ottobre ricorreva il decimo anniversario della consacrazione della chiesa di San Gaetano ad Abbiategrasso, una delle ultime sue opere, nel cui restauro sono presenti tutte le fonti ispiratrici del suo lavoro. In questa chiesa fatta diventare nuova, significativa è la via luminosa che porta all’altare e poi ci sono segni dell’architettura di Gaudì, il coro monastico e l’ampiezza di un firmamento che fa da soffitto che tanto colpì Sotoo. Questa chiesa di periferia è diventata una piccola e grande dimora della Bellezza che rende più semplice rivolgere lo sguardo a Dio, grazie anche al supporto del parroco di allora, monsignor Paolo Masperi, e di monsignor Domenico Sguaitamatti, uomo di grande sensibilità artistica, responsabile dei Beni culturali della Diocesi di Milano.

Due grandi occasioni di memoria, dunque, perché ciò che Sandro ha lasciato è segno vivo di una testimonianza cristiana e umana che continua: guardando la bellezza che lui ha impresso nelle cose si viene portati a riconoscere la Bellezza che lui aveva e ha negli occhi.