L'eclissi solare dell'8 aprile scorso (Foto Ansa/Omar Lopez/ZUMA Press Wire)

Di fronte alla bellezza dell'eclissi

Alcuni amici americani si sono ritrovati nelle campagne dell'Ohio, nel cuore degli Stati Uniti, per assistere insieme al passaggio della Luna davanti al Sole. Il racconto di Massimo e Giuliana

Abbiamo intrapreso il nostro viaggio di otto ore come una piccola spedizione, avventurandoci sulla I-70 da Baltimora verso il “far west”. Con poco traffico, ascoltando buona musica e animati da una serena attesa, abbiamo attraversato il Maryland, raggiungendo il Cumberland e i monti Appalachi. Toccando la Virginia Occidentale, la Pennsylvania e l’Ohio, siamo finalmente arrivati a Cincinnati, al confine tra Kentucky e Indiana. I nostri amici della comunità di CL avevano organizzato una bella cena per accogliere noi e altri che venivano ancora più da lontano per l’evento che tutti aspettavamo con ansia: la grande eclissi solare del 2024. Nella lunga tavolata, sia gli adulti sia i tanti bambini continuavano a chiedere cosa aspettarsi, cosa guardare, perché era un evento così eccezionale. Presto la conversazione si è spostata su domande ancora più grandi, sull’universo e su di noi. Siamo andati a letto pieni di gratitudine per i nostri nuovi amici, sperando in un cielo sereno.

E il giorno dopo il cielo era effettivamente sereno. Abbiamo partecipato alla festa organizzata in un fienile a nord-ovest di Dayton, dove sembrava di essere in mezzo al nulla per chi, come noi, era abituato alla trafficata Costa Orientale. In quel luogo, con un orizzonte perfettamente piatto, avevamo la garanzia di 3 minuti e 40 secondi di fenomeno totale, un’eternità in termini di durata di un’eclissi. Erano stati installati due telescopi e a turno abbiamo osservato il Sole, le sue macchie solari e la cromosfera animata da protuberanze. Quei panorami erano come calamite: tra un boccone di cheeseburger e un sorso di birra continuavamo a rimetterci in fila per guardare ancora e ancora quei meravigliosi fenomeni. Viene da chiedersi perché non ci pensiamo mai, dato che il Sole sta lassù per noi ogni giorno!

Poi è iniziata l’eclissi, dapprima un lieve incavo nel disco del Sole che ci ha costretto a indossare gli appositi occhiali oscurati. Quando il profilo della Luna scura è diventato più nitido, il mondo intero ha cominciato a cambiare. Prima una leggera brezza fredda, poi gli uccelli hanno smesso di cantare, quindi la temperatura ha incominciato a calare e la luce è diventata più fioca; ma invece di diventare rossa come accade al crepuscolo, era di un bluastro surreale. Minuto dopo minuto diventavamo sempre più silenziosi. Lentamente il disco del Sole è diventato una mezzaluna e le ombre hanno incominciato a cambiare. I bambini con uno scolapasta scoprivano divertiti che i fori illuminati proiettavano una serie di piccole mezzelune. E tutte le ombre - le nostre ombre - avevano bordi perfettamente nitidi. Negli ultimi secondi ci siamo girati verso ovest e la vista era apocalittica: la notte incombeva, alta sopra di noi, e ci piombava addosso, divorando tutto come un’impenetrabile nuvola nera. Poi l’ultimo raggio di luce solare si è spento e abbiamo potuto vedere il disco solare eclissato: una visione magnifica. Il disco del Sole era nero come la pece, circondato da una sottile collana di perle e rubini luminosi; si potevano vedere i flussi bianchi della corona con i suoi lunghi filamenti. Più lontano, Venere e Giove brillavano nel cielo scuro. Scrutando l’orizzonte in lontananza, una luce arancione dorato o un impossibile crepuscolo ci circondava da tutti i lati.

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Il tempo sembrava essersi fermato mentre contemplavamo con stupore qualcosa che superava tutte le nostre aspettative. Sembrò durare un’eternità, ma proprio nel momento in cui sussurravamo “Gloria…” un violento fascio di luce ha raggiunto improvvisamente i nostri occhi ormai adattatisi all’oscurità. Ci siamo affrettati a rimettere gli occhiali oscurati per guardare di nuovo in alto: la fase totale era terminata. A quel punto sapevamo che ciò che stava per arrivare era la replica di ciò che avevamo visto pochi minuti prima. Ben presto l’aria ha ricominciato a riscaldarsi, la luce e i colori sono tornati e lentamente anche noi siamo tornati alla nostra vita normale: un ultimo biscotto, un po’ di pulizia, un abbraccio a chi stava partendo per il lungo viaggio di ritorno a casa. Ma le nostre voci erano meno forti, i nostri gesti erano diventati più gentili, poiché avevamo ancora negli occhi la meraviglia di un fatto eccezionale che rimarrà impresso per sempre nella nostra memoria. Tornando verso la macchina ci siamo ripetuti le parole che don Giussani aveva sentito pronunciare da sua madre mentre andavano a Messa in una frizzante mattina di marzo: «Come è bello il mondo e com’è grande Dio!».
Massimo e Giuliana, Baltimora, MD